CORSERA - Ha concesso una lunga intervista al quotidiano Luciano Spalletti, attuale allenatore dell'Inter ed ex della Roma. Tra i temi toccati, dall'esperienza in nerazzurro alla Serie A con uno sguardo sulla Nazionale di Mancini, anche spazio ai giallorossi e a Francesco Totti. Queste le sue parole:
«Spalletti è il dirimpettaio della follia». E ancora. «I suoi comportamenti però sono spesso deviati da paure preventive». Le ha dette Walter Sabatini. Ci si riconosce?
«È un po’ così: la grande intuizione è confinante con la follia. Se invece cercare di capire cosa mi sta per succedere significa avere paure preventive, allora sì sono io. La paura se vuol venire è benvenuta, ma è un’emozione come le altre. Se viene da me gioca con le mie regole, è sotto controllo. È il pericolo fuori controllo, la paura no: riguarda il futuro, la costruisci tu. Un calciatore dell’Inter, con i tifosi che ha dietro, non può giocare nell’Inter se ha paura».
Dopo il 3-1 alla Lazio, un giornalista di Roma le dice: «A Milano non è più aggressivo nelle risposte». Il caso Totti ha avvelenato quel periodo?
«Quell’atteggiamento non lo ritengo necessario all’Inter. Io prendo la forma del contesto. Avevo detto alla Roma che non avrei rifirmato il contratto a inizio stagione, mi attaccavano e rispondevo. Mi fa sorridere quando dicono che sono stato io a far smettere Totti. Io non ho firmato, lui poteva farlo».
Ha lasciato la Roma in Champions, ci ha riportato l’Inter. La scalata per il successo quanto è lunga ancora?
«Voglio che l’Inter ritorni nel suo grande specchio di una delle più belle del reame. Deve farsi riconoscere per quel che è la sua storia».
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