Napoli, Allan: "La Roma ha perso punti e credo non ne voglia perdere altri. Dzeko? Per fermarlo serve tutta la squadra"

28/10/2018 alle 02:42.
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ILMESSAGGERO.IT (A. ANGELONI) - Allan, chi vince domani? «Ahi, qui a siamo scaramantici, non glielo dico». E via con le mani sulle parti intime, lui e i presenti nella sala stampa di Castel Volturno. Allan come un napoletano (acquisito) qualsiasi, quasi come Mertens, che da queste parti ormai chiamano Ciro. «Dries è irraggiungibile, lui vive la città in tutto e per tutto. E’ napoletano autentico. Il più napoletano degli stranieri».

E lei?
«Io mi trovo benissimo, mio figlio Miguel parla il dialetto napoletano. mi ricorda Rio, mi sento un po’ a casa: stessa allegria, stessa spensieratezza, il mare...».
Da Udine a , un trauma.
«Il vero trauma è stato da Rio a Udine. Ero giovane, all’inizio è stata dura, poi mi sono trovato alla grande. Quella, una fase importante».

Ora è leader del .
«Leader non lo so, gioco con compagni eccezionali, con un gruppo magnifico. Io cerco di fare del mio meglio, di combattere su ogni pallone».
Fino a meritare la Seleçao: è arrivata la convocazione.
«Sono anni che mi impegno, per me è una grande soddisfazione, sono felicissimo. Spero sia solo un punto di partenza. Per ora sono concentrato sul ».

E sulla Roma, immaginiamo.
«In quattro anni qui, non l’ho mai battuta. Una maledizione, speriamo di invertire il trend».

Ma lo scudetto è davvero un obiettivo?
«Beh, perché no?».

La è imbattibile.
«E’ la più forte, poi ha anche Ronaldo, ma non imbattibile. E comunque ci dobbiamo provare».

Che ne pensa della Roma?
«Grandissima squadra, che ha perso punti e credo non voglia perderne altri».

Ha fermato Neymar, non avrà paura di .
«Paura no, ma lo ritengo un grande calciatore. Completo di tutto, destro, sinistro, colpo di testa. Intelligente e poi qui ci ha segnato già abbastanza. Non basta Koulibaly per fermarlo, serve tutta la squadra».

Parliamo di un suo pari ruolo, .
«Ecco, un altro grande calciatore. Un esempio. Uno che riesce a essere indispensabile nonostante l’età. Sarà una bella sfida là in mezzo».

Capello ha detto che ricorda : dal puma, lui, al leone, lei.
« è stato importante per la Roma, per la Seleçao, in Brasile è un mito. Magari poter fare solo un pezzetto della sua carriera».

Come vincere uno scudetto?
«Lo scorso anno l’abbiamo solo sfiorato. La città impazzirebbe».

Che allenatore è Sarri?
«Con la sua maniacalità, ci ha dato un gioco spettacolare. Era divertente stare in campo, avevamo sempre la palla. Si dominava il gioco».

E ?
«E’ un campione di vittorie. Ha un carattere diverso da Sarri, ci trasmette serenità. Lui è fatto così, ha formato un grande gruppo. Si gioca e si sorride».

Soprattutto non utilizza sempre gli stessi calciatori.
«Tutti si sentono dentro la squadra. C’è maggiore coinvolgimento anche per chi in passato era impiegato meno. L’alternanza è utile per restare sempre in condizione e per non perdersi per strada gli altri».

Anche in , ci sembra, sia un di spessore.
«Anche qui c’è la mano di . Come sostiene lui, con la sia da giocatore sia da allenatore, ha sempre avuto culo. Ecco, speriamo continui ad averne».

La è un obiettivo?
«Ci sono squadre più forti di noi. Noi possiamo ambire a fare una come la Roma lo scorso anno».

Altri allenatori italiani della sua carriera: Guidolin e Stramaccioni.
«Il primo mi ha accolto e insegnato le prime cose, ha creduto subito in me. Stramaccioni come carattere è simile ad ».

Ma tra i quattro allenatori avuti, con chi andrebbe a cena? Ovvero chi è il più simpatico?
«Me li porto tutti, tanto pago io, alla faccia di chi dice che sono tirchio».

Lo si dice di molti brasiliani, perché venendo dalla povertà rispettano la ricchezza e non sprecano denaro.
«Io sono un generoso. Certo, anche io vengo dalla povertà».

Ci racconti.
«Vivevo nelle favelas di Rio de Janeiro: casa piccola, piena di gente. Non c’era molto a disposizione per vivere».

In quelle situazioni si rischia di prendere brutte strade.
«E’ vero, ma io e i miei fratelli siamo cresciuti mossi da principi sani. La scuola, l’educazione, il lavoro, e naturalmente il calcio...».

Il calcio...
«E’ la mia vita, fin da bambino. Ero sempre per strada in quell'epoca, sempre con la palla tra i piedi. Poi ho cominciato a giocare in una squadra di calcio a cinque, che non era proprio vicino casa, anzi era dalla parte opposta della città: uscivo la mattina, andavo a scuola, poi gli allenamenti. Il lungo tragitto in pullman, tornavo a casa alle dieci di sera, distrutto. Tanto tempo per prendere quelle brutte strade non ne avevo. Poi è arrivato il Vasco e, dopo il mondiale Under 20 (giocava con Juan Jesus, ndi), è arrivata l’Italia. La vita è cambiata da lì».

E ora non resta che godersi il momento.
«Per vivere una favola fino in fondo. Vincere qui, sarebbe magnifico. Cominciando dalla partita con la Roma».

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