IL ROMANISTA (P. TORRI) - «Lavoro. Lavoro. Lavoro. È l'unico modo che conosco per tornare a essere la Roma». Sicuramente il discorso sarà stato più articolato, ma il concetto che ieri Eusebio Di Francesco ha trasmesso alla sua squadra, si può sintetizzare con una parola, lavoro, appunto. Un discorso, quello del tecnico, previsto e che era stato rinviato dopo la delusione di San Siro contro il Milan, solo perché in tredici erano partiti per rispondere alla convocazioni delle rispettive nazionali. (...) Portando come esempio la passata stagione quando, dopo un inizio faticoso, il lavoro portò la squadra a riconquistare i tifosi, all'indimenticabile notte della vittoria contro il Barcellona, la semifinale di Champions con un Olimpico tornato a regalare emozioni e passioni come non si vivevano da anni. I giocatori hanno ascoltato con grande attenzione le parole del tecnico, convinti pure loro che la strada del lavoro sia l'unica da percorrere per far dimenticare in fretta un inizio di stagione che non è stato proprio un successo. Giocatori, peraltro, che nonostante quello che circola in questi giorni, non sarebbero nè nervosi, nè preoccupati per come stanno andando le cose, anzi ci garantiscono che sono convinti di poter uscire in fretta da questa situazione e risalire in classifica. (...)
Il tecnico, peraltro, dopo la notte di San Siro, ufficialmente non ha più aperto bocca, negandosi a qualsiasi tipo di intervista, compreso il dopo partita dell'amichevole contro il Benevento. Anche a questo proposito qualcuno ha parlato di direttive della società al tecnico per non rilasciare dichiarazioni. Un modo come un altro per gettare ulteriore discredito all'interno della squadra giallorossa, operazione che in questa città ormai è in voga da anni, non capendo che per certi versi alla fine è soltanto un suicidio mediatico. E allora possiamo dire con totale certezza, invece, che la scelta del silenzio è stata tutta e unicamente del tecnico abruzzese. (...) Il direttore sportivo ieri è rientrato a Trigoria dopo i giorni di vacanza trascorsi con la sua famiglia. Monchi non ha partecipato alla chiacchierata tra l'allenatore e i giocatori. Del resto non ne avvertiva il bisogno. Per il semplice fatto che il dirigente spagnolo è sempre presente a Trigoria e quotidianamente si confronta con i giocatori. (...)