QUESTIONE DI RUOLO - Il trattamento riservato a
Olsen deve far riflettere: lo difendono l'allenatore e i compagni. Eppure è lui che è stato chiamato qui per difendere la porta della
Roma. Lo trattano, senza magari accorgersene e di sicuro senza cattiveria, come uno sprovveduto qualsiasi. E, non volendo, è come se lo avessero già candidato: sarà il Calimero della stagione. Cioè il punto debole della Roma. Manca solo l'invito in stile fiera: «
Venghino signori, venghino», invogliando gli attaccanti al tiro. Piccolo e nero, però, Robin non è:
198 centimetri e biondo come la maggioranza dei suoi connazionali. Ma qui è stato subito battezzato impresentabile. Perché non ha convinto nei test precampionato negli Usa contro il
Barcellona e soprattutto contro il
Real Madrid. Sono state le sue prime partite in giallorosso: bocciato, senza se e senza ma, e di conseguenza promosso
Mirante. Di Francesco ne ha dovuto annunciare la presenza contro il Torino per dargli forza alla vigilia del debutto in serie A. Che è stato con il brivido, per quel pallone che, all'inizio della ripresa, gli è scappato di mano sul tiro quasi innocuo di Baselli. Lo svedesone, prima di quella gaffe a lieto fine (calcio d'angolo), ha mostrato di saperci fare con i piedi, quando è stato chiamato in causa nel giro palla o nel classico rinvio; di usare la presa se serve, come nel primo tempo su Iago Falque, e di scegliere la respinta, come davanti a Belotti, Meitè e ancora Iago Falque. Ha tirato fuori la parte utile del suo repertorio quando la Roma ne ha avuto bisogno. I suoi interventi, normali e forse scolastici, hanno il loro peso nella prima vittoria stagionale.
NUOVO SPECIALISTA - La serenità è il segreto di questo suo esordio finito sotto la lente di ingrandimento. A
Olsen va bene così. Non sta a lui tirar fuori il curriculum dopo il clean sheet di Torino. Ne ha contati 9 nelle ultime 12 partite della Svezia (comprese le 2 del playoff contro l'Italia e 3 delle 5 al mondiale). A Ventura negò la qualificazione in Russia: in 2 match, nessun gol azzurro. Con il Copenaghen, nella stagione 2016/2017, non incassò reti in 27 gare (19 di campionato, record danese). Ma qui, dove il paragone è sempre di moda, contano i 22 di Alisson. Il passato non si dimentica.