IL MESSAGGERO (L. TONGUE) - L'istinto di essere un leader è qualcosa di innato, non si studia per diventarlo. Kevin Strootman nella Roma è un leader, esempio di dedizione e abnegazione, un giocatore che ispira il gruppo e lo aiuta a crescere diventando sempre più forte, giorno dopo giorno. Le litigate in campo con Manolas e i battibecchi con Luca Pellegrini a Trigoria sono serviti a diventare più cattivi e competitivi, nulla deve essere lasciato al caso, nemmeno a fine allenamento quando il tecnico chiede di provare i tiri in porta. Giovedì pomeriggio, mentre in Italia era notte fonda, Di Francesco ha ordinato a Florenzi, Coric, Kluivert, Lorenzo Pellegrini, De Rossi, Dzeko, Bianda e naturalmente Strootman di piazzarsi a 25/30 metri dalla porta e calciare. Ma quando l'olandese ha notato che i gol faticavano ad arrivare e i tiri erano imprecisi ha avuto uno scambio di battute abbastanza animato con Vizoco, uno dei preparatori storici di Di Francesco: «Non segniamo mai. Ieri abbiamo fatto 13 tiri» (a scatenare la reazione un tiro sopra la traversa di Florenzi). Il riferimento dell'olandese era alla partita contro il Tottenham in cui i giallorossi hanno incassato quattro reti e realizzata solo una. Il centrocampista avrebbe continuato l'esercizio per migliorare la precisione e il senso del gol, ma pochi minuti dopo Di Francesco ha fischiato la fine dell'allenamento. «Coric lascerà i tifosi della Roma a bocca aperta, Kluivert ti può mettere in difficoltà in qualsiasi momento, Pastore è un top player», lo ha detto Francesco Totti. Intanto la Roma non parteciperà al Trofeo Ramon de Carranza a Cadice, in Spagna, (11 e 12 agosto) perché Di Francesco vuole lavorare in vista della prima giornata di campionato.