Parnasi: “Mi rimedi un biglietto in Monte Mario?” Tribuna all’Olimpico, il potere a scrocco

19/06/2018 alle 16:54.
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LA STAMPA (F. MARTINI) - «Me rimedi ’n bijetto in Monte Mario?». Quasi tutti gli aspiranti vip romani - anche quelli che di calcio non capiscono nulla - ad un certo punto della propria esistenza sentono irrompere nel proprio animo un imperativo categorico: chiedere ad un amico ben introdotto il modo per entrare - gratis si intende - nella tribuna chic dello Stadio Olimpico. Da molti decenni per un esponente del “generone” - la fetta benestante del ceto medio romano - l’ingresso omaggio all’Olimpico è qualcosa di molto più gratificante di un risparmio. È una categoria dello spirito vanesio. È uno status symbol. Un diritto. Perché piazzarsi in Tribuna Autorità è una delle prove che conti. E tutti possono vederlo. Certifica Umberto Pizzi, il “re” dei fotografi cittadini: «Stare in quella tribuna è il simbolo del potere. E se dalla tribuna d’onore ti sfrattano nella tribuna laterale, vuol dire che stai cadendo in disgrazia!».
BIGLIETTI "UTILI" Una delle tante chiacchierate telefoniche contenute nell'inchiesta sul nuovo restituisce, seppure in piccole dosi, un fenomeno cittadino del tutto peculiare. Agli atti dell’inchiesta è depositata una telefonata tra l’amministratore delegato della Roma Mauro e il costruttore Luca , che nel momento dell’intercettazione sta facendo di tutto per avviare il progetto del nuovo stadio a . spiega che bisogna soddisfare solo le richieste di biglietti richiesti da persone che possano “servire”. E chiede: «Tickets come sei messo?». L’ad della Roma risponde: «Eh, come sono messo Luca…non ci stanno i biglietti…». racconta che due biglietti li ha chiesti il parlamentare del Pd Francesco Boccia e si spende così per la causa: «È una persona che c’ha peso... Il quarto è Matteo Salvini, che mi ha chiesto due tickets…però io onestamente di Matteo me ne fregherei». E gli risponde: “No, sfreghiamocene…». In un’altra chiacchierata si prova a fare una provvista per alcuni rappresentati dei Cinque stelle che arrivano da fuori Roma: evidentemente si immagina che regalare biglietti gratis per lo stadio Olimpico è come una griffe romanesca. Un prodotto tipico della città.
IL DNA ROMANO-PAPALINO  Naturalmente i biglietti omaggio non sono una prerogativa romana. Ma nella Capitale sono tanti, più che altrove e col tempo riuscire ad ottenerli, è diventata un’arte, quasi un ascensore sociale. Qualcosa che trae alimento nel Dna di una città abituata alle elargizioni dall’alto, per essere stata a lunghissimo dominata dal Papa Re, che per secoli dispensò sussidi pubblici, elargizioni, elemosine ad una quantità imponente di popolazione. Oggigiorno per chi, più prosaicamente, aspira ad un biglietto omaggio, i dispensatori di favori sono quattro: il Coni, proprietario dell’Olimpico, le due società che vi giocano (Lazio e Roma) e gli sponsor che dispongono di palchetti “personalizzati”.
UN TERMOMETRO DEL POTERE  Un tempo i parlamentari avevano libero accesso ma anche tra di loro si creavano gerarchie tra le due Tribune, quella delle Autorità e quella d’onore. Pizzi, che ha immortalato centinaia di onorevoli, ricorda: «Un giorno il povero Armando Cossutta passò improvvisamente dalla tribuna Vip a quella laterale. Ormai infatti non contava più nulla neppure nel Partito comunista...». Contava invece Walter Veltroni nel 2001: lui juventino doc, ma allora sindaco della Capitale, nel giorno della festa dello scudetto della Roma si presentò in Tribuna Monte Mario con una sciarpa giallorossa. Da quel giorno trascorsero ben 10 anni prima che l’amico-rivale Massimo D’Alema, che romanista lo è sempre stato, si decidesse a presentarsi in Monte Mario con una sciarpa giallorossa.
NON SOLO POLITICI Anche se negli anni della Prima Repubblica il più omaggiato di tutti non era un politico. Ma il banchiere della città: «Il più ossequiato - ricorda sempre Pizzi - era Cesare Geronzi: veniva con tutta la famiglia. E andare a inchinarsi davanti alla sua poltroncina era un rito imperdibile». Perché ovviamente il biglietto omaggio è un traguardo sociale che non riguarda soltanto i politici. Il romanista Maurizio Gasparri racconta: «Io farò parte della nomenclatura politica, d’accordo. Ma in tribuna, oltre a manager, dirigenti pubblici, incrocio tanti sconosciuti. Quando era magistrato. vedevo spesso Antonio Ingroia che è interista e da Palermo si muoveva spesso per vedere la partita. E con lui si muoveva pure la scorta». Naturalmente per un vip, o un aspirante vip, infilarsi nella tribuna Autorità, o in quella d’onore, è un fatto di status. Ma la tribuna centrale, all’Olimpico, è anche l’unico modo per vedere in modo decente le partite. Scrisse una volta Giulio Andreotti: «Lo stadio Olimpico di Roma è molto bello, ma dalle curve per vedere la porta dal lato opposto ci vuole un buon binocolo».

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