Roma, troppi pensieri a Messi. L’unica certezza rimane Dzeko

01/04/2018 alle 15:31.
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LA REPUBBLICA (M. PINCI) - Mentre salutava l’amico Di Vaio, Francesco non poteva far finta di non essere deluso. «Due punti buttati»: lo pensa anche lui, come tutti a Roma. Nelle parole del direttore sportivo Monchi, uno che lo spogliatoio lo vive, se ne trovava il presagio funesto già prima della partita: «Non dobbiamo sbagliare, diamo priorità al », sibilava ieri mattina aspettando un incontro da cui, poco dopo, la sua Roma sarebbe uscita inchiodata sull’1-1. A Roma da due settimane non si parlava che del gala di mercoledì a casa . E forse ci pensava pure , se per l’appuntamento contro il del figlio Federico ha deciso di lasciare a riposo per concedere a Schick l’ennesima prova d’appello. Il problema è che il risultato non condanna solo la scelta dell’allenatore, ammaliato dalle luci di . Ma pure l’attaccante, a cui si fatica a ritagliare un abito adatto in questa Roma. L’allenatore aveva provato a convincerlo a giocare da attaccante esterno, sconfitto dalla sua testardaggine di accentrarsi per pestare i piedi a . Poi ne ha assecondato la voglia di fare il centravanti: una volta, due, tre.

A , il quarto tentati- vo rischia di somigliare a una sen- tenza: anche lì in mezzo Schick non funziona. La consapevolezza deve averla avuta pure lui quando gli ha platealmente indicato che movimento fare su un pallone cui poteva dare una sorte migliore. I denti delle rotelle del ceco e della squadra non ingranano: era successo altre volte, ha solo alimentato una volta di più il pallido “zero” alla voce gol segnati in campionato. Anche davanti a un , il ventiseienne Santurro, che fino a ieri aveva giocato solo in Serie C. sarà costretto quindi a fare i conti con una situazione paradossale: la bocciatura di Schick e le fati- che di Defrel - patrimonio tecnico per cui in estate la Roma s’è impegnata a pagare qualcosa co- me 60 milioni - non consentono di poter fare a meno di . Anche ieri: il quarto gol del bosniaco in 4 gare giocate a marzo, dopo quelli indispensabili per battere e Shakhtar, è stato forse l’unico vero istante di concretezza offerto dalla Roma. «Ma è troppo facile dire ora che sono insostituibile, la verità è che ero stanco dopo le due parti- te in nazionale, e il mister lo sapeva», l’alibi che ha concesso al suo allenatore.

In realtà, come in quei filmati in cui l’aspettativa supera di gran lunga una realtà deludente, la Roma deve aver preparato la partita pensando che il fosse una squadra “in vacanza”, come cantavano in un fischiatissimo playback gli Stato Sociale ieri pomeriggio sul prato del Dall’Ara. La sorte l’ha ripagata con il pari e l’infortunio di , che da ieri prega i medici di rimetterlo in piedi per mercoledì dopo aver abbandonato la Roma per un risentimento al flessore figlio di un colpo subito. Il ri- sultato è che a 24 ore dalla partenza per la Spagna la Roma rischia di non avere né il belga né Ünder. Ma soprattutto che la zona - apparentemente blindata - è di nuovo in bilico: l’ è in scia, e con una partita in più da giocare. La Lazio pure, e al derby mancano giusto due settimane: per fortuna di , il destino delle gare col a quel punto sarà già un ricordo: chissà quanto piacevole.

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