Processo a giugno. l tifosi rivendicano un «danno patrimoniale», Giacomelli in Lazio-Torino non aveva assegnato un rigore solare

30/03/2018 alle 14:28.
giacomelli-arbitro

IL TEMPO (A. OSSINO) - Quando un rigore non fischiato, un’espulsione ritenuta ingiusta e un erroneo utilizzo della Var finiscono dentro un’aula di tribunale, si crea un precedente che potrebbe riscrivere il rapporto tra le tifoserie e gli arbitri. È una storia destinata a far discutere quella nata intorno alle decisioni arbitrali adottate durante la partita tra Lazio e Torino. Perché le scelte adottate dai «signori Piero Giacomelli della Sezione di Trieste e Marco Di Bello della Sezione di Brindisi, rispettivamente quali direttore di gara e Video Assistance Referee (Var)», hanno varcato i cancelli dell’Olimpico e verranno giudicate da un giudice del tribunale civile di Roma. Il processo che inizierà il prossimo giugno nasce dal silenzio dei due arbitri davanti all’invito alla negoziazione assistita firmato dallo studio legale Previti, in nome di un gruppo di tifosi biancocelesti. Nell’atto si chiedeva sostanzialmente di risolvere la controversia per evitare di «adire l’autorità giudiziaria». E visto che nessuna risposta è pervenuta, gli undici tifosi hanno mantenuto la parola data, citando in giudizio Giacomelli e Di Bello. Non si tratta di ultras scatenati, ma di riconosciuti professionisti, di «appassionati della squadra di calcio S.S. Lazio», si legge negli atti che narrano di come quel gruppo di tifosi abbia assistito «in data 11 dicembre 2017 all’incontro Lazio-Torino». In quell’occasione «l’Associazione Italiana Arbitri designava, per dirigere la partita, i signori Piero Giacomelli della Sezione di Trieste e Marco di Bello della Sezione di Brindisi, rispettivamente quali direttore di gara e Video Assistance Referee (Var)». Il primo tempo stava per terminare quando «al minuto 43:10 del primo tempo di gioco, quando le squadre erano ancora ferme sul risultato parziale di 0-0, il signor Giacomelli non sanzionava, con il calcio di rigore in favore della Lazio, un evidente tocco con la mano, dentro la propria area di rigore, del calciatore del Torino ». Il gioco era proseguito e tutti pensavano che, appena possibile, venisse adoperato il Var. «L’azione proseguiva – ricordano gli avvocati Stefano Previti e Flaviano Sanzaricon il calciatore della Lazio Milinkovic Savic che serviva il compagno di squadra Immobile in area, il quale si liberava e colpiva il palo. Il giocatore del Torino Nicolàs Andrès Burdisso, senza alcun apparente motivo, si avvicinava con atteggiamento minaccioso ad Immobile, tentando di colpirlo con una testata e l’altro, al fine di evitare il contatto fisico, lo urtava con la propria spalla destra». A questo punto la tecnologia era entrata in gioco, ma l’unico a rimetterci era stato Immobile: espulso. Tutto ciò avrebbe alterato «il regolare corso del gioco» (la partita era terminata con la vittoria del Torino per 3 a 1), causando ai denuncianti un senso di «frustrazione e rabbia derivanti dall’aver partecipato, inermi, alla ingiusta penalizzazione della propria squadra».

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