Lucescu: "Shakhtar brasiliano contro muscoli romani"

20/02/2018 alle 13:35.
lucescu

Il c.t. romeno, Mircea Lucescu, ha rilasciato un'intervista al quotidiano sportivo, in cui ha commentato la partita di , gara d'andata degli ottavi di finale, tra Shakhtar e Roma: «Sfida equilibratissima. Se mi avesse chiesto un pronostico qualche settimana fa avrei dato favorito lo Shakhtar, ma ho visto che la Roma si è ripresa da quel brutto periodo», ha detto Lucescu. Questo uno stralcio delle sue dichiarazioni:

Com’è cambiato lo Shakhtar con Fonseca in panchina?

«Non è cambiato. Lui all’inizio ci ha provato ma non ha funzionato ed è tornato al vecchio sistema. I brasiliani hanno bisogno di spazi brevi, di giocare rapido, e questo modulo esalta le caratteristiche individuali. L’unica cosa che mi pare diversa è la difesa più avanzata, che rende la squadra più corta».

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E la Roma le piace? L’ha vista?

«Certo, gioca bene e i momenti delicati se li è alle spalle. Ha uomini di livello altissimo, in Italia forse solo e hanno qualcosa in più, ma dopo di loro c’è la Roma, senza dubbio. Anzi, senza quella flessione oggi forse parleremmo di una squadra da scudetto…».

Merito pure di Ünder: il suo boom ha sorpreso pure lei?

«No, sono sempre stato convinto di lui. Da tempo mi sento con , mi ha sempre detto che ci conta molto, ora e per il futuro. Pensate a quanto può essere stato difficile per lui: arrivi a 20 anni dalla Turchia e davanti hai il problema della lingua, un rapporto da creare coi compagni e il paragone con che di fatto è arrivato a sostituire. Per emergere ha superato una pressione incredibile».

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A Roma quest’anno hanno avuto un po’ di problemi extracampo… Lei che di giocatori difficili ne ha avuti tanti, come si gestiscono?

«Con un ragazzo è semplice. Coi big l’unica via è il dialogo: far capire loro quanto l’esempio che danno è importante. E sono problemi anche della società: perché alla o in altri club certe cose non succedono? Le responsabilità di comportamento sono importanti come quelle in campo, se vengono meno anche i risultati sono intermittenti. Ma nel gestire la vicenda ha fatto bene: ha rischiato un risultato, ma ha dato un esempio».

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Con la pausa invernale come si fa? Le squadre dell’est ne escono sempre a pezzi.

«Io mi inventavo delle coppe, per dare le motivazioni a giocatori che altrimenti rischiavano di perdere. Le ho contate: 275 amichevoli in 12 anni. Servivano a prepararci e lanciare i ragazzi, una specie di campionato solo per loro: non potevo aspettare che crescessero, dovevo accelerare io la maturazione».

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(Gasport)

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