IL TEMPO (E. MENGHI) - Un patto di pace tra tifosi, se così si può chiamare. I capi ultras di Verona e Roma hanno lanciato un messaggio di solidarietà in Tribunale, provando a coprirsi le spalle a vicenda dopo essersi presi a cinghiate fuori dal Bentegodi: «Noi ci meniamo di brutto, ma dopo la partita finisce tutto e torniamo amici». Gli «amici come prima» sono intervenuti nell’udienza dei 21 giallorossi, tra i vent’anni e i 45, fermati dalla polizia domenica mattina e ora accusati di rissa aggravata, possesso, utilizzo e lancio di bastoni, mazze e oggetti atti ad offendere e anche di travisamento. Sette di loro erano incensurati, alcuni avevano già scontato il Daspo, misura pronta a scattare di nuovo per tutti.
I veronesi hanno cercato di minimizzare l’accaduto, ma da quanto è emerso gli scontri erano stati pianificati e gli ultras di casa non sarebbero esattamente le vittime, visto che in 50 si sono presentati con pesanti tubi camuffati da asta da bandiera, coprendosi il volto con cappucci e sciarpe. L’unica differenza è che i romanisti sono stati fermati, mentre loro si sono dileguati per le strade amiche, ma non sfuggiranno ai provvedimenti amministrativi e giudiziari che saranno presi al termine delle indagini.