REPUBBLICA.IT (F. BIANCHI) - Assediato da tutte le parti, Carlo Tavecchio sta pensando di arrendersi: domani, lunedi 20 novembre, quasi certamente si presenterà dimissionario al consiglio federale. Il governo del calcio cadrà e nel 2018 si andrà a nuove elezioni. Troppi ormai sono contro Tavecchio dopo la mancata qualificazione dell'Italia al prossimo mondiale: non soltanto il sindacato calciatori capitanato da Damiano Tommasi ma anche la Lega di C, forse alcuni consiglieri dei dilettanti (tra cui Montemurro). E' inutile, a questo punto, andare alla conta dei voti, essendo ad esempio le leghe di A e B commissariate. Tavecchio avrebbe una maggioranza troppo debole per poter resistere ancora in sella. Per questo, dopo giorni di pianti e di notti insonni sta davvero per gettare la spugna.
Un gesto di dignità quello di presentarsi dimissionario davanti al suo governo, quella dignità che Ventura non ha avuto (accettando tutto, anche una riunione degli azzurri senza lui: pensate cosa sarebbe successo con Conte). Tavecchio è disposto a farsi da parte da solo, potrebbe traghettare la Figc verso nuove elezioni (fra due mesi o più) o lasciare il compito al suo vicario, Sibilia. Da escludere al momento l'ipotesi di un commissariamento da parte di Malagò, pur critico nei confronti di Tavecchio. L'attuale n.1 della Figc, riconfermato il 6 marzo scorso, è stato difeso da Berlusconi: a questo punto, non è da escludere che lo possa candidare con Forza Italia al Senato.
E in Figc? L'uomo più accredidato per succedere a Tavecchio è Cosimo Sibilia, si è fatto anche il nome di Collina, mentre in corsa potrebbe essere anche Gravina o un ex calciatore (forse di nuovo Albertini). Andrea Abodi è stato appena nominato presidente dell'Istituto di credito sportivo: il 6 marzo perse di poco con Tavecchio e chissà se qualcuno (anche dalle parti del Coni) oggi si è pentito di non averlo appoggiato? L'Aic comunque preferirebbe una candidatura unica per non spaccare di nuovo il movimento. E' tutto il mondo del calcio che si è ribellato all'attuale governo. Con messaggi, sms, tweet, mail. Una rivolta che i presidenti delle componenti non riescono più a frenare. Tavecchio ha tentato sino all'ultimo di venire incontro alle Leghe con un tesoretto di circa 9 milioni dei diritti tv, ma adesso non è più possibile. I soldi non bastano. I programmi ora non interessano a nessuno (interesseranno più avanti). I calciatori avevano minacciato di non scendere in campo il prossimo turno e alcuni allenatori hanno contestato la linea scelta di Ulivieri di difendere ad oltranza Tavecchio. Lo stesso Sibilia dovrà arrendersi all'evidenza per non scontrarsi col suo direttivo, convocato per domattina.
La Lega di A, come noto, è commissariata dallo stesso Tavecchio (sino all'11 dicembre): difficile a questo punto che entro fine mese trovino presidente e ad. La Lega di B è commissariata dall'avvocato romano Mauro Balata che il 23 novembre ne diventerà il presidente. Un governo del calcio zoppo con Malagò e Lotti fortemente preoccupati. La nazionale tornerà in campo a marzo, c'è ancora speranza di convincere Ancelotti. Ma ci sono in corsa anche Conte, Mazzarri, Mancini e Ranieri. La decisione potrebbe arrivare la prossima estate, a campionati conclusi. Nel frattempo, gi azzurri potrebbero essere affidati a Gianni Rivera, presidente del settore tecnico che accetterebbe volentieri il ruolo di selezionatore (con Di Biagio in campo ad allenare). Pensate, Rivera sulla panchina a Wembley.
E mentre il governo del calcio traballa, ecco che il Coni chiama a raccolta al Salone d'onore tutto il mondo dello sport; gli Stati generali, domani e martedì 21, sono l'occasione preziosa non solo per fare il punto della situazione ma per tentare di dare nuovo impulso allo sport italiano: a livello di squadra è stata un'annata poco felice (non solo il calcio ma anche basket, volley, pallanuoto, eccetera) e solo le solite, splendide individualità hanno portato a medaglie importanti. Ci saranno tantissimi ospiti illustri in questa due giorni (vedi www.coni.it). Pare che la sindaca Raggi ci sia rimasta male perché è stata invitata la sua collega Appendino e non lei: ma la Raggi, schiaffo olimpico a parte, ha mai voluto incontrare Malagò?