La (quasi) perfezione del Napoli, basta un gol per la fuga

15/10/2017 alle 15:32.
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LA STAMPA (G. BUCCHERI) - Otto su otto, mai successo. Otto vittorie con un filo che le lega: bello, a tratti da effetti speciali, ma abile anche a soffrire. Così le prove di fuga sono servite: quanto grande sarà la distanza fra gli azzurri e chi insegue lo deciderà il derby di San Siro perché se l’ dovesse fallire, l’allungo partenopeo assumerebbe i caratteri di un piccolo, ma significativo, scatto in avanti. La Roma cade non senza lottare, ma di questi tempi per fermare la corazzata di Maurizio Sarri occorrerebbe farsi aiutare da forze (quasi) sovrannaturali: i giallorossi hanno dovuto aspettare gli ultimi venti minuti per far venire il mal di pancia alla retroguardia avversaria perché, prima, per più di un’ora hanno vissuto nell’impotenza. E ora? Il copione si sposta fuori confine dove il calendario della regala la più avvincente delle storie: fra 48 ore, il guarderà negli occhi il Manchester City di Pep Guardiola in un confronto che metterà una davanti all’altra le regine del gioco e dei gol (entrambe viaggiano a una media superiore alle tre reti a gara).

Primo tempo da padroni Senza scomodare la perfezione, qualcosa di simile è accaduto. Là in mezzo il è leggero, leggerissimo: nel muovere il pallone e nel mandare in tilt la resistenza avversaria. A Roma è capitato di nuovo e a niente sono servite le raccomandazioni di ai suoi ragazzi: doveva attaccarsi a Jorginho, lo ha fatto, ma la missione è fallita fin dai primi tocchi. Hamsik e Allan hanno messo in evidenza la fragilità di e Pellegrini, i due giallorossi chiamati ad allontanare il pericolo che invece si è materializzato a ogni verticalizzazione partenopea. Già, il gioco per vie centrali. Così il ha cercato (e trovato) il grimaldello per far sua la notte romana: per vie centrali, la trasmissione delle idee dal centrocampo napoletano alla linea d’attacco si è manifestata senza soluzione di continuità come nell’acuto vincente di Insigne. Il primo tempo è andato via in questo modo: netta la superiorità di Insigne e soci, troppo netta per assegnare dei demeriti ai singoli avversari. Giocare contro chi ti fa venire il mal di testa non è compito semplice.

Sofferenza nel finale Il colpisce e ti sfianca, la Roma vacilla. è spento, quasi fumoso: la colpa è anche di chi lo innesca con difficoltà. Sulle corsie il più vivace, prima di spegnersi, è l’ex granata Bruno , ma non può bastare se da una parte e dall’altra vanno a corrente alternata. I tentativi romanisti cadono da lontano: ci provano un po’ tutti, senza fortuna alcuna. Sull’altro fronte, ogni accelerazione è un tremore. La vera novità della terza avventura Sarri sulla panchina azzurra la tocchi ancora una volta con mano all’Olimpico: il , questo , sa anche togliere il piede dall’acceleratore senza che il prodotto ne risenta. Quando il traguardo si avvicina, i primi della classe indietreggiano di qualche metro e la Roma prova ad approfittarne (Reina è bravo a spingere sul palo il colpo di testa di ). Per la squadra che guarda tutti dall’alto può andare bene così: il doppio viaggio capitolino si conclude con due successi, prima la Lazio, ora i giallorossi. Prossimo incrocio da brividi in campionato, il duello con l’ al San Paolo.

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