De Santis, sconto di 10 anni. La madre di Ciro Esposito: «La sua vita valeva di più»

28/06/2017 alle 13:19.
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IL MESSAGGERO (A. PIERUCCI) -  Dieci anni di carcere in meno, da ventisei a sedici. La corte di assise di appello di Roma ha stracciato la condanna di primo grado dell'ultrà romanista Daniele e ridisegnato gli scontri di Tor di Quinto, avvenuti poco prima della finale di Coppa Italia - del maggio 2014, costati la vita al tifoso napoletano Ciro Esposito. Cancellato l'alone su scontri di tifoserie antagoniste. I giudici hanno sollevato l'imputato, accusato di omicidio volontario, dal reato satellite di rissa e escluso anche l'aggravante dei futili motivi per rivalità calcistica. Contestazioni che erano toccate persino alla vittima, subito intubato e morto dopo 53 giorni di agonia.
LA MADRE - Un stilettata per la mamma di Ciro, sempre in prima fila in aula nelle varie fase dei giudizi, e che via via ha dovuto accantonare l'idea di vedere in carcere a vita l'omicida del figlio. «Ci piange il cuore ancora una volta» si è commossa. «La vita di mio figlio non valeva sedici anni. Magari tra qualche anno lo liberano pure», ha detto aggrappandosi al marito.
Sono passati tre anni da quel 4 marzo del 2014. E il dolore è ancora vivo. I protagonisti ancora tesi. Solo Danielino sembra impassibile. Con il piede ancora maciullato e fasciato, in segno di rispetto dei giudici per la prima volta lascia la barella, si accomoda su una sedia e al momento della lettura della sentenza fa lo sfozo di mettersi in piedi. La mamma di , alle sue spalle, che sperava nel sogno di una scarcerazione per legittima difesa, e che poco prima si era stizzita con la mamma di Ciro che voleva azzittirla in aula, è contenta a metà. Ha scampato il rischio della condanna al carcere a vita per il figlio, chiesta dalla procura in primo grado. E pure i 26 anni inflitti nel maggio scorso. Ed ancora i venti anni sollecitati di recente dalla procura generale. Ma i sedici anni le sembrano comunque una eternità. «Una sentenza coraggiosa che parzialmente ci soddisfa», hanno commentato i legali di , Tommaso Politi e David Terracina, «Da tecnici intravedevamo gli estremi della legittima difesa. Nessun agguato armato, ma solo la reazione a un pericolo estremo. Andremo in Cassazione».
LE ASSOLUZIONI - Con lo stesso dispositivo ieri i giudici hanno assolto dall'accusa di rissa pure i tifosi napoletani Gennaro Fioretti e Alfonso Esposito, ritenuti coinvolti negli scontri. «Una decisione che almeno riabilita la figura di Ciro Esposito», ha dichiarato l'avvocato di parte civile Damiano De Rosa, «Non dimentichiamoci che Ciro a un passo dalla morte si è ritrovato piantonato per rissa».
«Incredibile, uno sconto di pena assurdo» hanno aggiunto gli avvocati Angelo e Sergio Pisani, legali della famiglia Esposito «Dieci anni di sconto per chi uccide un ragazzo è assurdo. Comunque ha retto l'impostazione della sentenza di primo grado e abbiamo un minimo di giustizia, anche se l'assassino di Ciro Esposito dovrà scontare solo 16 anni di detenzione».
L'AGGUATO - Ai primi passi dell'indagine l'omicidio di Ciro Esposito era ritenuto il frutto di una imboscata che poteva trasformarsi in strage, non la risposta a un pestaggio. La procura lo riteneva «un agguato preordinato con bombe carta e una pistola col colpo in canna». «Un caso unicum», era stato specificato nella richiesta di ergastolo, «Mai nella storia del Paese uno scontro tra tifoserie calcistiche è finito a pistolettate. Massimo a colpi di bulloni, aste, sampietrini, massimo a coltellate, e quasi mai in punti a rischio». In appello - davanti alla corte presieduta da Andrea Calabria con Giancarlo De Cataldo - invece i futili motivi non hanno retto. Violenza pura o eccesso nella legittima difesa. Le motivazioni saranno note tra tre mesi.

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