LA REPUBBLICA (F. FERRAZZA) - Prova a nascondere la commozione, ma si percepisce che sta sprofondando in ricordi malinconici. Legati alla sua vita dentro la Roma, al padre e al capitano-simbolo. Rosella Sensi parla di Francesco Totti come di un fratello. D’altra parte, papà Franco lo definiva sempre «il figlio maschio mai avuto».
Rosella, qual è il suo primo ricordo di Francesco?
«Con Mazzone in ritiro, aveva circa 17 anni, c’era Beretta con lui, e anche io ero abbastanza giovane. Papà mi aveva portato per la prima volta con le mie sorelle in ritiro».
La cosa che allora più le è rimasta impressa di lui?
«È sempre stato un po’ timido, sornione. Sapeva stare al suo posto, caratteristica che gli è rimasta».
Il ricordo più intimo?
«Quando è stato vicino a mio padre nel suo ultimo periodo. Tra loro c’era un rapporto particolare, di complicità, battute, un rapporto diretto, difficile da spiegare. Papà ci scherzava e Francesco gli stava accanto con umiltà. Parlavano molto, era bello vederli insieme».
È stata lei a fare il contratto da dirigente a Totti?
«Sì. Nell’ultimo contratto che avevamo sottoscritto, avevo previsto di fargli proseguire il suo cammino in società, in qualsiasi ruolo volesse lui».
Ritiene che si è mancato di rispetto a Totti?
«Non è stato accompagnato nel modo giusto. Io avrei condiviso con lui un percorso anche fatto di maglie, di marketing, di momenti giocati, un percorso che si fa con un campione riconosciuto da tutto il mondo».
E poi?
«Si è lasciato libero Spalletti di gestire Totti in maniera sbagliatissima. Mi dispiace che Pallotta non sia stato molto presente. Non credo che avrebbe consentito tutto questo. Deve decidere il presidente, prendendosi delle responsabilità».
Totti ha sbagliato in qualcosa secondo lei?
«Forse nel tacere troppo, però ha fatto il professionista».
Ha letto il post sui social di Francesco?
«Si, ma lascia intendere tutto e il contrario di tutto. La nuova sfida può essere quella di un ruolo in società, oppure giocare da un’altra parte. Quello che è invece molto chiaro è il suo amore per la Roma. Traspare una sofferenza che comprendo a pieno. Perché da una parte c’è la consapevolezza di dover chiudere una storia, dall’altra c’è la parte più passionale, piena di sofferenza».
Sembra parli di se stessa…
«Tutte le storie hanno una fine. Io lo so, è dolorosissimo. C’è una fase di consapevolezza e una passionale che ti fa soffrire e io l’ho vissuto quando è finita la mia storia lì. Non si supera mai del tutto, perché l’amore per la Roma non si può superare. Cambia il modo di viverlo, ma non finirà mai. E questo fa la differenza tra l’essere giallorossi o di un’altra squadra».
Che ruolo darebbe a Totti?
«Da presidente potrebbe restituire a Francesco quello che ha dato lui in questi 25 anni. E lo riconoscerebbero in tutto il mondo».
Lei cosa gli consiglierebbe?
«In sincerità, di fermarsi. Ma deve decidere da solo».