IL PUNTO DEL LUNEDI' - Beha: "Gestione Totti da autolesionismo" - Caputi: "Spalletti parla da ex" - Garlando: "Roma a passeggio a Disneyland: pensate all'imbarazzo di Kessié..."

08/05/2017 alle 15:52.
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LAROMA24.IT - La Roma sbanca San Siro per la seconda volta in stagione, questa volta strapazzando il Milan per 4-1 grazie anche ad una doppietta di , e riconquista il secondo posto portandosi a +1 sul . Domenica, nella terz'ultima tappa del campionato, all'Olimpico arriverà la , prima a 7 punti dai giallorossi.

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Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.

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IL MESSAGGERO (M. CAPUTI)

Più volte in questo campionato abbiamo evidenziato l'eccessivo divario tra le forze in campo. Già alla fine del girone d'andata, per la metà delle squadre, il torneo non aveva più alcun significato. Troppo più forti le prime, poco competitive tutte le altre. Da mesi ormai ogni week end è uno strazio tra goleade e partite con/tra squadre senza stimoli e obiettivi. Auguriamoci vivamente che questa stagione sia irripetibile e che già dalla prossima il campionato italiano torni a essere, come da tradizione, meno scontato. In tempo di social l'hashtag potrebbe essere: #ridateciuncampionatovero. Ovviamente ci sono anche aspetti positivi, a cominciare dalla , dominatrice in Italia, ma anche assoluta protagonista in Europa. Ciò valorizza il rendimento e la forza di e Roma che, quantomeno, hanno provato ad impensierirla [...]. Giocando da grande squadra, come non le capitava da tempo, la Roma si è ripresa di forza il secondo posto. Un bel segnale in vista della gara con la , con che ormai si muove da ex e accusa tutto e tutti quando è chiamato a parlare del nemico .



LA REPUBBLICA (M. CROSETTI)

Vincendo in questo modo a San Siro, con questa specie di Polifemo dell’area, il ciclopico (27 gol, più di tutti lassù nell’Olimpo), è come se la Roma accompagnasse se stessa al cospetto della , domenica, con la faccia cattiva. Dall’Olimpo all’Olimpico. E sarà anche vero che e non si prenderanno lo scudetto, ma potranno (potrebbero) prendersi una giornata particolare. Primo: evitare lo sberleffo di un tricolore bianconero dentro casa. Secondo: levarsi la soddisfazione. Sette punti in meno della a tre giornate dalla fine restano tanti, mai quanto i rimpianti per non avere neanche provato a giocare il derby. Battendo la padrona, si salirebbe comunque a -4 e si starebbe a guardare.

Mentre i campioni d’Italia rifiatano, Roma e proseguono un’eccellenza che non è normalità, purtroppo per loro c’è stata una squadra marziana che troppo tardi sembra quasi umana. Se il Milan dei pischelli ne prende 4 dalla Roma, è dell’ il crollo assoluto, la rottura prolungata e definitiva. Ma se Milano non torna, se non smette di essere la grande assente del campionato, il pezzo mancante nella corsa agli scudetti, è difficile immaginare un sostanziale cambio di scenario anche solo l’anno prossimo. La è ancora troppo più forte, il va di slancio ma non sa se potrà trattenere Mertens, la Roma dovrà scegliere un allenatore anche se adesso Monchi dice di voler convincere dopo aver messo alla porta . La prima cosa non accadrà, la seconda sarebbe accaduta comunque.


GAZZETTA DELLO SPORT (L. GARLANDO)

La Roma, passata a San Siro con sfacciata superiorità, ha ri-sorpassato il e attende la all’Olimpico con la possibilità di risalire a -4 dalla vetta. Un distacco minimo che suona quasi assurdo, data la superiorità mostrata dai campioni; un margine ridotto che, se da un lato autorizza la Roma a recriminare per sperperi ed autolesionismi, dall’altra premia continuità e maturità nuove. ha seminato bene. Partita di spietata onestà: il divario tecnico abissale tra le due squadre si è visto tutto. Il solo bravissimo Donnarumma ha provato a mascherarlo col velo del suo talento unico. Ma , e entravano nelle difesa di Vangioni e Zapata con il sorriso dei bambini a Disneyland. Immaginiamo in leggero imbarazzo, davanti alla tv, l’atalantino Kessié che avrebbe scelto il Milan e non la Roma. Ma forse qualche brutto pensiero ha sfiorato anche Donnarumma e Montella. Basteranno i soldi cinesi per colmare un tale divario?


LEGGO (R. BUFFONI)

Tre è un numero che fa paura. Il terzo posto sarebbe una catastrofe dal punto di vista economico. Il rotondo e convincente 41 rifilato al Milan respinge ancora l’assalto del alla piazza d’onore, ma domenica sera c’è il faccia a faccia con la (la squadra di Sarri sarà a Torino contro i granata) per lo snodo decisivo. Il pubblico di San Siro c’è rimasto male: ha fischiato per il risultato e per non aver potuto salutare (applauditissimo all’annuncio delle formazioni). è esausto, ma non fa sconti.


IL TEMPO (G. GIUBILO)

La Roma si riprende il secondo posto e dà un senso alla sfida con la , attesa domenica sera all'Olimpico, forte di un distacco di proporzioni troppo larghe per costituire un pericolo vero. Ma la Roma vista a San Siro disperde con un colpo le paure del dopo derby e le tossine accumulate in una settimana di forti polemiche. Ci pensa subito a vanificare le ambizioni del Milan di complicare il cammino della Roma, doppietta per il bosniaco che consolida la leadership in classifica cannonieri e si dimostra decisivo ancora una volta, a dispetto dei mugugni della piazza. I giallorossi che fanno valere la superiore qualità tecnica, tanto che il risultato assume proporzioni imbarazzanti per la sgangherata compagine di Montella, dominata non soltanto nel punteggio, ma anche sul piano del gioco.



LA STAMPA (G. GARANZINI)

In ossequio alla legge dei grandi numeri, una ha finito per azzeccarla anche a proposito di . Dicendo e raccomandandosi che non venga ritirata la maglia numero 10. E se anche sotto ci fosse una delle sue sottili perfidie dialettiche (magari ha orecchiato che la tentazione di ritirarla c'6), stavolta, per una volta, applausi convinti. Con il rispetto che si deve alle opinioni di diverso segno, a maggior ragione trattandosi di argomento lieve, ma perché negare alle generazioni future il sogno di indossare la maglia del più grande campione della storia romana e romanista? Che ha scelto di esserlo sino all'ultimo giorno, per questo rinunciando negli anni d'oro a maggior gloria, trofei, quattrini? Certo, in passato è successo. Il ha ritirato la magna di Maradona, il Milan di Baresi e Maldini, il Cagliari di Gigi Riva, l' di Facchetti, il Brescia di Baggio. A parer mio, per quel niente che vale, sbagliando, perché le americanate tanto vale lasciarle agli americani. Se questa moda anziché a tempi abbastanza recenti risalisse per esempio agli anni sessanta, Platini e poi Del Piero non avrebbero indossato il 10 perché la l'avrebbe ritirato dopo Sivori. Ne Van Basten il 9, perché prima di lui c'era stato un certo Nordhal, e poi anche tale Altafini. Dite che a tutta questa gente una maglia gliel'avrebbero trovata comunque? Che discorso. Ma non più quella che simili campioni meritavano perché era la loro seconda, anti la loro prima pelle. Ha azzeccato anche la sfida di San Siro, , presentando una Roma rigenerata proprio quando pareva destinata al viale del tramonto. Magnifico in particolare il primo tempo, in cui la doppietta di ha tradotto solo in minima parte la superiorità giallorossa in tutte le zone del campo: un palo di , un paio di prodezze di Donnarumma, tre errori sotto misura hanno circoscritto quella che pareva destinata a essere una larga goleada. Poi quando il Milan, un povero Milan, ha provato a rialzare la testa, la Roma ha rimesso in sicurezza il match con per poi sigillarlo con . Domenica contro la si giocherà non più il primo, ma se non altro il secondo posto con il . Poi comincerà a pensare all'addio al calcio del suo capitano di tutti i tempi.


IL FATTO QUOTIDIANO (O. BEHA)

Ormai da qualche settimana il calcio giocato è poco più che un pretesto per la campagna acquisti per giocatori e allenatori che ci aspetta in forze, con centinaia di milioni cinesi in arrivo. Ma a buon diritto forse l’epilogo di questo discorso dovrebbe incentrarsi su , in uscita a quarant’anni da quella che è stata la sua casa marezzata d’erba. Non conosco bene né direttamente Francesco, ne ho una grande opinione come calciatore che ne fa fra i più intelligenti, se non il più intelligente, dell’ultimo quarto di secolo, ne ho vaga contezza di generosità e sensibilità sposata a un ’ironia da advertising che negli ultimi anni, con o senza la moglie lo ha posto su un piedistallo mediatico. Certo, avesse evitato di sponsorizzare pure il Lotto avrei preferito, ma non si può avere tutto. Qual è il nocciolo di tutto il discorso? Che per avventura, fortuna, o caso, tu ti ritrovi in casa un bandierone che comincia a sventolare da teenager e non la smette più fino a quarant’anni rinunciando ad altre ipotesi di carriera più eclatanti e ricche (la sfilza potrebbe essere lunghissima in Italia, Spagna, Premier League...). E tu società AS Roma, la cui storia è costellata di qualche cosa buona e di altri aspetti vicini al ridicolo, non riesci in tutto questo tempo a “pensare” a , pupone che sia, nel modo giusto, né per lui né per il club? Francamente non credo che ci sia stato un esempio di autolesionismo più clamoroso nella forma e nella sostanza come quello manifestato da parte della tribù di Trigoria, italo o anglo parlante che fosse, nei confronti del miglior manualizzatore con i piedi visto all’opera dagli anni ’90. Questo discorso non apre né chiude un “derby” a favore di Francesco o della Roma, derby nel quale l’ultimo che arriva mangiando un gelato dice la sua (questa non è mia, bensì di Diego Della Valle e rende l’idea): vuole solo stigmatizzare l’incapacità, l’inadeguatezza, la mancanza di scala di valori e molte altre cose ancora che la vicenda ha evidenziato. Vi risparmio l’esegesi sulle incertezze del “”, che di errori ha avuto tempo per farne tanti, probabilmente illudendosi di essere circondato da gente migliore di quello che credeva. Così come, magari in una bella soffiata di calcio mercato, poco mi cale di contrapporre a , caratteristiche diverse, ruoli diversi, incertezze diverse, ego ipertrofici diversi. Credo comunque che siano stati capaci solo di farsi dei danni. Il vero motivo del recupero di questa storia, mentre il “pupone” ancora per poco fiuta l’erba del campo sotto gli occhi cagliostreschi di tal Monchi è che se hanno fatto questo macello con , presumibilmente in grado di difendersi, figuratevi con gli altri: il calcio italiano è una landa opaca in cui competenze, sentimenti, emozioni, denaro, denaro, denaro finiscono in un buco nero in cui è difficile distinguere qualunque cosa. Mediaticamente non si ha nessun interesse a fare operazioni di trasparenza ed eccoci qua, con il caso , dolente nota.

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