IL MESSAGGERO (U. TRANI) - La caccia all'aspetto non fa più al caso della Roma. L'attesa, soprattutto nella scelta dei ruoli cruciali, rischia di diventare controproducente. Pallotta deve, dunque, giocare a carte scoperte. Non ha altra scelta, per dare in fretta un senso alla programmazione della stagione che verrà e per riacquistare credibilità. Rispondendo alla raffica di interrogativi che rende incerto il futuro: allenatore, direttore sportivo e rosa. Poco importa da dove parta l'input per voltare pagina: da Boston, da Londra, da Siviglia o dalla Capitale, le mosse devono essere subito chiare e al tempo stesso efficaci. Per non perdere tempo e non farsi trovare impreparati. E' vero che, mancando ancora 6 giornate al traguardo, c'è comunque da difendere il 2° posto, con il Napoli che si è pericolosamente riavvicinato (-2). Ma saranno Spalletti e i giocatori a preoccuparsi dell'obiettivo irrinunciabile per la proprietà Usa: toccherà a loro evitare che la stagione, dopo le tre eliminazioni dolorose (contro il Porto nei playoff di Champions ad agosto, contro il Lione negli ottavi di Europa League a marzo e contro la Lazio in semifinale di Coppa Italia ad aprile), sia davvero fallimentare. In gioco c'è la loro immagine di professionisti. Il presidente giallorosso, appoggiandosi ai suoi numerosi manager sparpagliati sul pianeta, ha però l'obbligo di intervenire con lucidità e rapidità per dimostrare di essere in grado di gestire l'ennesima rivoluzione.
NUOVA GUIDA - Spalletti si è già chiamato fuori da tempo. E i collaboratori di Pallotta, incassando l'addio, si sono adeguati, cominciando le consultazioni per assumere il successore del toscano. Che, a questo punto, farebbe bene a ufficializzare anche pubblicamente la sua decisione. A Milano lo danno come prima scelta dell'Inter. Ma questo, almeno qui, interessa poco. Perché l'equivoco sulla sua posizione, anche se la Juve non ha ancora vinto il suo 6° scudetto di fila, disturba la Roma, impegnata nella volata per andare direttamente in Champions. Il club giallorosso, dal canto suo, non può certo aspettare che il nuovo tecnico piova come d'incanto da cielo. Il presidente ha incaricato Baldini di trovare l'erede di Lucio. Di incontri ne ha avuti diversi: Sarri è il suo preferito, ma tiene in ballo anche Emery, Gasperini, Montella e Mancini (l'unico svincolato). C'è chi sostiene che aspetti solo un segnale da Guardiola, avvicinato senza successo pure in passato, per piazzare il colpo ad effetto.
SOLITO REFRAIN - La cronaca delle ultime settimane non permette di sbilanciarsi: i preferiti sono impegnati ed è presto per conoscere chi tra loro riuscirà a liberarsi per traslocare a Trigoria. Il Messaggero, lo scorso 14 dicembre, indicò il nuovo direttore sportivo, scelto proprio da Baldini dopo le dimissioni di Sabatini: Monchi. Eppure, 4 mesi dopo, ancora non si espone nemmeno lui. Che, lasciato ormai il Siviglia, rilascia ogni giorno la stessa dichiarazione: «L'offerta della Roma è la migliore, ma non l'unica». Pallotta farebbe bene a ufficializzare il ds spagnolo, anche per non far pensare che lo stesso stia aspettando la proposta di un club più prestigioso. In contemporanea il presidente si dovrebbe pronunciare in via definitiva su Massara che resta al momento il responsabile del mercato.
RITARDO INQUIETANTE - Gasperini, proprio sabato pomeriggio all'Olimpico, ha spiegato in pubblico di non voler passare come «terza scelta». In privato, con il management di Pallotta, è stato invece inequivocabile: «Sì al rinnovamento, non al ridimensionamento». Anche lui ha saputo che Manolas andrà via. Ma avrebbe voluto rassicurazioni sulla conferma di 5 titolari: Nainggolan (in bilico), di Strootman (in attesa del prolungamento di contratto: 3 milioni all'anno fino al 2021), di Ruediger e di Emerson. E, ovviamente, di De Rossi. Che è pronto per firmare il biennale richiesto, ma non ha ricevuto nessuna chiamata dai dirigenti giallorossi. Chissà se, per mettere nero su bianco (lui) e per rinnovare (qualcun altro), bisognerà aspettare di conoscere il piazzamento finale. Totti nemmeno quello.