IL MESSAGGERO (E. BERNARDINI) - Non aspettava altro, Claudio Lotito. Il sì pronunciato ieri dal sindaco Virginia Raggi ha risvegliato il mai dormiente presidente della Lazio e il suo Stadio delle Aquile. È rimasto in silenzio per qualche anno dopo aver aperto una breccia. Da abile stratega ha lasciato che fosse la Roma ad asfaltare la strada. Ora punta dritto il suo traguardo. Poche ore dopo le parole del primo cittadino della Capitale ecco il ciclone Lotito: «Cara sindaca Raggi, prendiamo atto che la sua amministrazione ha superato i vincoli ed ha raggiunto un accordo con la Roma per la realizzazione del nuovo stadio giallorosso. Ci aspettiamo che applichi par condicio nei confronti degli innumerevoli tifosi biancocelesti e consenta la creazione del nuovo impianto della Lazio», dice il patron.
RITORNO AL PASSATO - «La Lazio prende atto con piacere che sono state superate tutte le remore legate ai vincoli delle sovrintendenze e ai vincoli idrogeologici per la realizzazione dello Stadio della Roma», un passaggio da non sottovalutare visto che l'area individuata da Lotito, alcuni terreni sulla Tiberina, sono stati messi sotto accusa per il rischio di esondazione del Tevere. Il presidente però fa spallucce, superati gli ostacoli di Tor di Valle, si supereranno anche quelli sulla Tiberina: «L'esondazione non è un problema, non si è mai verificata». E la possibilità di prendere il Flaminio? Nonostante sia la soluzione auspicata da quasi tutti i tifosi laziali, Lotito proprio non ci pensa: «Il sindaco di Roma e la sua giunta sicuramente consentiranno di costruire anche ai biancocelesti, il proprio stadio, secondo i propri criteri di localizzazione, di efficienza e qualità dell'impianto, senza ricorrere allo stratagemma dello Stadio Flaminio che non ha alcun requisito e condizione oggettiva per essere lo stadio della Lazio».
IL PROGETTO - «La creazione dello stadio della Prima Squadra della Capitale, assevererà la volontà da parte delle istituzioni capitoline di intraprendere un percorso di innovazione in linea con i tempi, che proietti finalmente la nostra città, anche nel settore delle infrastrutture calcistiche, nella dimensione internazionale, così come sottolineato e richiesto dal Presidente Uefa». Insomma bisognerà rispolverare il progetto dello stadio delle Aquile, partorito nel 2004 e ammodernato. Uno stadio da 40 mila posti, niente barriere, terreno di gioco vicino agli spalti in pieno stile inglese. Serviranno tre anni per realizzarlo. Più che uno stadio comunque una casa per la famiglia laziale si affretta a specificare Lotito. Ci saranno tre campi da calcio, uno da baseball, uno da rugby, uno da football , uno per l'hockey su prato, sei campi da tennis, una pista di atletica leggera, quattro piscine di cui tre olimpioniche e un palazzetto per il basket e il volley. Tutto rose e fiori? No, anche cemento: uffici per il club e museo della Lazio, ma soprattutto un centro commerciale su due piani, ristoranti, un cinema, negozi e poi un albergo a 4 stelle e 25 ettari per un parco giochi che potrà diventare area concerti. E per arrivarci? Macchina, treni e addirittura battelli sul fiume.
Insomma, Lotito ha fatto la sua mossa, ora aspetta, seduto sull'ansa del Tevere, una risposta dall'Amministrazione Capitolina per formalizzare il progetto.