IL MESSAGGERO (M. CONTI) - «Ti chiamano il loco, ma io sono più matto di te». «Tu sei abituato alla pampa sconfinata ma qui siamo in Italia e ci sono le leggi da rispettare». Sei del pomeriggio. Alla buvette del Senato Claudio Lotito, dopo aver ingurgitato tre fette di ciambellone e parlato contemporaneamente con due telefonini schiacciati alle orecchie, racconta ad un gruppetto trasversale di senatori (Falanga, Matteoli, Gotor) la sua verità sull’affare Marcelo Bielsa. «Ho sbagliato, ho fatto prevalere il Pascoli che è in me e invece son dovuto tornare Machiavelli». «Certo che gli ho fatto causa», aggiunge il presidente della Lazio, che agli sfottò dei romanisti e ai sorrisetti di Totti per come è finita la storia dell’ingaggio del tecnico argentino, replica così: «La Roma non ha né la società né i soldi, vedremo chi ride per ultimo». «Sabatini (direttore sportivo della Roma, ndr) è uno di quelli che ha chiamato Bielsa per dirgli di non venire, “ma che vieni a fa”, “quello non ti compra nessuno”». «E pure Veron». Poi torna a raccontare la trattativa con Bielsa. «Ho parlato con lui due volte. Una di persona e una al telefono. In italiano, certo. Capiva, capiva! Quello che non voleva capire diceva “non intiendo”, ma capiva tutto». «Chiamava mio figlio, mia moglie e pensate che pure a lei aveva fatto una buona impressione. Invece era tutto “speculativo”».
L’INGAGGIO Sull’ingaggio si trattiene solo in parte: «Non posso dire quanti soldi ci sono sul contratto, ma aveva voluto biglietti aerei in prima per lui e per cinque suoi collaboratori. Sei auto, sei telefonini con bolletta pagata. “Sa, il mister parla due-tre ore al giorno con l’Argentina”». «Poi alberghi solo a cinque stelle. Gliho detto, ma scusa sei stato in uno dei miei alberghi che è quattro stelle-superior, non va bene? Sì però, cinque stelle». «Mi ha fatto ricomprare le sagome per gli allenamenti perché ha voluto quelle tedesche. Boh!Comprate pure quelle». «Poi ha cominciato a dire che dovevo spendere trenta milioni per un difensore, cinquanta per un altro. Ho detto, dammi i nomi poi ai soldi ci penso io. Che cavolo vuol dire quanto devo spendere? E se me li regalano?». «Il cinque luglio mi scrive che non se ne fa nulla perché non ho comprato i giocatori. Ma il mercato si è aperto il primo luglio. E chessò, Mandrake?». Dalla tasca della giacca tira fuori un mucchietto di fogli. «Questa è la mail che gli ho mandato quando ho capito che stava giocando». La legge per intero anche se parte è a macchina e parte vergata a penna. «Gli ho scritto perché non volevo litigare ma dirgli che se non fosse arrivato a Roma avrebbe compromesso la preparazione della squadra». «Tutto questo mentre ero a Parigi con la Nazionale». I tifosi protestano? «Ma io sono limpido come acqua di fonte», «non vendo sogni ma solide certezze, come dice quello...».