LA REPUBBLICA (E. MARRESE) - Walter Sabatini non sarà il prossimo direttore sportivo del Bologna. Salvo colpi di scena, il dirigente giallorosso ha comunicato all’amministratore delegato rossoblù, Claudio Fenucci, la sua intenzione di fare un passo (anche due o tre) indietro. La Roma non intende mollarlo – e questo si sapeva già – ma Sabatini ha perso la sicurezza di essere accontentato in tempi rapidi. Il presidente Pallotta non cede, non accetterebbe nemmeno le sue dimissioni formali. La promessa di liberarlo, come chiesto tre mesi fa, dall’ultimo anno di contratto potrebbe ancora essere mantenuta ma il “quando” è un’incognita che né Sabatini né il club di Saputo intendono più accettare. Sabatini ha sempre meno certezze da offrire al Bologna.
Potrebbe liberarsi a luglio come ad agosto o l’anno prossimo. Nessuna delle parti se la sente di proseguire in questo stato di vaghezza e ambiguità (pensate solo alle voci sulla trattativa per Diawara alla Roma) per un tempo che potrebbe ulteriormente allungarsi oltre quel 30 giugno che, a fatica, il Bologna aveva deciso di attendere, nella speranza di poter portare a casa uno dei migliori uomini di mercato su piazza. Ma Pallotta ha chiuso a chiave i portoni di Trigoria.
Sabatini, oltre ad aver incontrato varie volte Fenucci e Di Vaio, aveva già parlato con Saputo in un paio di occasioni e aveva avuto anche un colloquio con Donadoni, a casa dell’allenatore, una decina di giorni fa: un’oretta insieme, anche con Fenucci e Di Vaio in un secondo momento, per delineare assieme una strategia. Poi dopo qualche giorno il tecnico aveva un po’ spiazzato tutti ammettendo che l’assenza di un diesse era sicuramente un problema da risolvere in fretta. Nell’ambiente da tempo circolava la malignità secondo cui Sabatini si stesse un po’ prendendo gioco del Bologna, supportata dalla sicurezza ostentata da tutta la Roma (Spalletti in primis) che mai Pallotta avrebbe rinunciato a Sabatini, e allora per stroncare ogni equivoco prima che fosse troppo tardi, il dirigente umbro s’è chiamato fuori.
Fenucci s’è preso adesso qualche giorno di tempo per decidere. Non è stato colto in contropiede: sapeva fin dall’inizio, forse meglio dello stesso Sabatini, che la risoluzione dalla Roma sarebbe stata molto più complicata di quanto Sabatini, istintivo e focoso, dicesse. Da tempo le alternative al nome in cima alla lista erano al caldo. Il favorito rimane Riccardo Bigon, considerato in crescita a livello di contatti internazionali, forse ancora più adatto di Sabatini alla partnership con il Montreal, ma certamente meno esperto, creativo e solido. Uno stile e un tipo di diesse molto differente rispetto a Sabatini, all’ombra della cui inventiva e abilità di mercante tutti si sarebbero sentiti più tranquilli a Casteldebole, specie in una situazione in cui non c’è un budget grasso da spendere e allora bisogna aguzzare maggiormente l’ingegno e oliare i propri canali. A Napoli Bigon lavorò bene, qui arriverebbe con la macchia della retrocessione fresca di Verona, dove però vanta una riduzione del monte ingaggi di 7 milioni e un più 4 milioni sul mercato. I suoi amici sostengono che abbia dato a Mandorlini i giocatori che chiedeva. Non è detto che Bigon sia una scelta rischiosa a priori, lo dirà il campo come sempre, ma quella di Sabatini avrebbe messo a tacere i molti estimatori di Corvino. Il Bologna invece ha perso due big in un colpo solo, nel giro di 48 ore. E sulla carta Bigon è innegabile che Fenucci azzardi qualcosa di più, rispetto all’asso Sabatini. Stesso discorso varrebbe anche per gli altri nomi noti in lizza da Pradè (Fiorentina) a Osti (Sampdoria), non ancora da cancellare.