IL MESSAGGERO (S. CARINA) - Se per Totti è cominciato il conto alla rovescia che lo vedrà salutare, nonostante le ultime rassicurazioni di Spalletti a Striscia la Notizia, come un calciatore qualunque la Roma, per Dzeko a Trigoria si prova (apparentemente) a fare scudo. La difesa del ds Sabatini nel post-gara di Bergamo nasconde però il tentativo (strenuo) di non svalutare un capitale. Perché al netto delle rassicurazioni pubbliche, la Roma aspetta soltanto che qualcuno si faccia avanti per prendere in considerazione la cessione. A gennaio si erano fatti avanti due club cinesi: offerte allettanti sia per il club che per il calciatore ma il bosniaco, insieme con Spalletti (appena arrivato), avevano deciso di declinare. Ora la situazione sta lentamente cambiando. Dzeko non è un titolare. E non è nemmeno un calciatore indispensabile nel modulo di Lucio. Salah lo è, Perotti pure, Edin no. Al massimo rappresenta una variabile tattica. E lui lo ha capito, manifestando il suo malumore già dopo il derby. Paradossalmente i numeri (8 gol in campionato e 2 in Champions) sono la cosa migliore della sua stagione anche se da soli non riescono a spiegare il flop. Perché di flop si tratta.
NO ALLA CINA Arrivato come il centravanti che avrebbe regalato i gol-scudetto, Dzeko verrà ricordato in questa stagione soprattutto per i suoi errori sotto porta. A Bergamo, l’ultimo. Grave e inspiegabile per un calciatore con la sua tecnica. Ora l’estate è di nuovo alle porte. Oltre al prevedibile ritorno alla carica dei club dell'Estremo Oriente, Dzeko ha già ricevuto qualche segnale dalla Premier League, l'unico campionato in grado di accoglierlo nuovamente promettendogli lo stesso ingaggio (alla Roma percepisce 4 milioni netti all'anno più premi, a sfiorare i 5) e dalla Bundesliga. Anche se poi, bisognerà fare i conti con la realtà. E sinora l’unico club a farsi avanti è stato il Besiktas.