LA REPUBBLICA (F. FERRAZZA) - Nessun esonero, niente dimissioni. Garcia resta sulla panchina della Roma, non saldamente, ma nonostante tutto. Nonostante la brutta sconfitta contro l’Atalanta (2-0), che ha gelato un Olimpico già svuotato dalla protesta della Sud e dai controlli resi ancora più pesanti dalle disposizioni antiterrorismo. E così nel nulla si perde il pomeriggio di disfatta, che arriva cinque giorni dopo il naufragio di Barcellona: altri due gol che pesano più dei sei subìti in Spagna, con i fischi, tanti, a seppellire la figuraccia con cui ancora una volta bisogna fare i conti. «Ci sono poche cose da salvare stasera - spiega Garcia- non abbiamo un granché da dire, dobbiamo solo stare zitti, lavorare, e tirare fuori il meglio da questo gruppo. Abbiamo ancora una stagione da fare, c’è da riflettere con tranquillità. Io non mollo». Nessuna ammissione di responsabilità, neanche l’ipotesi di rassegnare le dimissioni, solo una difesa di sé e le banalità che si dicono in questi casi: Garcia va avanti, con la società che gli chiede di superare il girone Champions. Perché non rientra nei pensieri di questa dirigenza l’ipotesi di un esonero in corsa. Basta ascoltare Sabatini nel post partita. «È un momento drammatico, ci siamo parlati con lo staff tecnico e il mister- le parole del diesse giallorosso- ora dobbiamo chiuderci come una testuggine e combattere. Non sarà facile uscire da questa situazione perché il nostro credito è crollato oggi. Dopo Barcellona qualcuno ci aveva assolto in qualche misura, questa volta non sarà possibile ». Su Garcia, poi. «Con il tecnico ci siamo detti che le cose non vanno per il verso giusto, ma non conosco rimedi taumaturgici, bisogna assumersi le responsabilità e impegnarci, capendo dove abbiamo sbagliato, rimediando subito. Non possiamo dare tutte le colpe solo all’allenatore, le colpe sono di tutti: lui rimane perché merita la Roma».
Davanti alle telecamere si presenta De Rossi a nome della squadra. «Sarebbe da infami dare tutte le colpe a Garcia. Ha dimostrato di saper fare un buon calcio, e poi nessun giocatore direbbe male di lui e del suo modo di lavorare davanti alle telecamere. Se ci sfaldiamo ora, facciamo il botto, come tra marzo e aprile scorso».