GASPORT (A. PUGLIESE) - Lo ha ribadito anche ieri, alla fine della sgambata di Giacarta tra la Roma A e la Roma B (vinta 2-1 dai primi con gol di Totti e Yanga-Mbiwa, per la squadra B rete iniziale di Keita). «Ora abbiamo un altro mese per preparare la stagione — dice Garcia dall’Indonesia — ma finora abbiamo fatto tutto bene». Già, anche se poi qualcosa che non torna c’è. Anche nella testa di Garcia, che a inizio stagione disse di non essere preoccupato per il mercato, gli bastava avere la squadra pronta nell’ultimo mese. Ora ci siamo. E le preoccupazioni di Garcia, al di là delle dichiarazioni di facciata, sono legate al mercato, al tempo che scorre e alle trattative che non si sbloccano. E allora l’umore del tecnico è ondivago: a volte entusiasta, a volte cupo, se non irritato, come in un paio di recenti occasioni.
NERVI SCOPERTI Il primo indizio di un nervosismo latente lo si è avuto a Melbourne, il giorno prima della sfida al Manchester City, quando sul finire dell’allenamento al Lakeside Stadium è andata in scena una sessione improvvisata di autografi dei calciatori. Garcia non ha gradito e lo ha fatto notare a tinte forti al Ceo Zanzi, con tanti tifosi rimasti interdetti (e delusi) alla vista del siparietto. Il secondo indizio allo sbarco in Indonesia, quando la Roma si è resa conto che Ljajic, Ibarbo, Sanabria, Gervinho e Doumbia non potevano entrare per la mancanza del visto. Garcia anche lì è andato su tutte le furie, addirittura ha ventilato (sempre con toni forti) a Zanzi di voler tornare in Italia. «Siamo una squadra, o tutti o nessuno», il concetto del francese, facendo leva sul fatto che l’errore fosse degli organizzatori e non della Roma. Zanzi, poi, lo ha fatto ragionare, ricordandogli che di mezzo c’erano dei contratti, dei milioni in ballo e un futuro, visto che da quelle parti la Roma ci tornerà.
TRA RUDI E RADJA Chiaramente, però, l’episodio dei 5 «epurati» non è andato giù al tecnico francese, anche in considerazione del fatto che hanno dovuto aspettare 4-5 ore all’aeroporto di Abu Dhabi (lo scalo verso Roma). Garcia in questo momento è una corda tesa. Magari in linea di principio ha anche ragione, ma in altri frangenti (ed in altri contesti) non sarebbe mai scattato così. «Abbiamo avuto qualche problema con la storia dei 5 giocatori, ma l’atmosfera che abbiamo vissuto è stata meravigliosa», continua lui stesso. Già, anche perché di mezzo c’era Radja Nainggolan, quasi un figliol prodigo da queste parti. Che dopo aver ribadito il suo amore per l’Indonesia («Un paese a cui sono molto legato»), ha chiarito la sua scelta: «Non ho mai avuto dubbi su cosa volessi ed era restare a Roma. Per me è meglio vincere una volta con questa maglia che dieci con la Juventus. E io nel progetto di questa squadra ci credo ancora molto». Ed allora non resta che tuffarsi in questo mese che manca al via, sperando che Sabatini regali presto a Garcia anche un po’ di serenità in più.