Comunicazione difettosa e niente avvisi allo stadio: i motivi dello stop

09/04/2015 alle 13:49.
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GASPORT (A. CATAPANO) - Mancata comunicazione. Due parole bastano a spiegare la ragione (non l’unica peraltro) per cui il giudice sportivo Gianpaolo Tosel due giorni fa ha disposto la chiusura della per i due striscioni esposti contro la madre di Ciro Esposito, mentre il 25 febbraio dello scorso anno sanzionò le due scritte juventine sulla tragedia di Superga (citate in queste ore dai romanisti come termine di paragone) solo con un’ammenda di 25mila euro.

Perché questa differenza di trattamento? Facile: la Roma, a differenza della (e di altre 17 società, ne manca all’appello solo una seconda), non ha mai inviato al giudice sportivo la comunicazione che tutti i club di A forniscono a inizio stagione sulle misure e gli investimenti che verranno impegnati per prevenire le condotte violente dei propri tifosi. Certamente ha impiegato uomini e denari, ma non lo ha comunicato (da Trigoria sostengono di aver inviato la missiva a dicembre, ma sul tavolo del giudice non è mai arrivata, che si sia persa nel tragitto?), e per questa mancanza praticamente il club giallorosso non può mai ottenere dal giudice il massimo delle attenuanti (che scattano qualora si verifichino le circostanze previste dall’articolo 13, comma 1 del Codice di giustizia sportiva). Ecco spiegato perché per Tosel non abbia potuto «alleggerire» la sanzione a carico dei giallorossi. Ma non è l’unica ragione. Sulla decisione del giudice sportivo hanno influito anche l’ampiezza di uno dei due striscioni, la durata dell’esposizione (svariati minuti), il fatto che non siano stati né rimossi né disapprovati dal resto del pubblico (anzi), la mancanza di avvisi dello speaker dello stadio, il contesto in cui è avvenuto il fatto (il clima di tensione già alto tra le due tifoserie) e, dulcis in fundo, i soliti cori discriminatori che hanno accompagnato gli striscioni, su cui il club risultava peraltro recidivo.

SÌ O NO? - Codice (e buon senso) alla mano, ci sono molte ragioni per cui la Roma eviti di ricorrere contro la sanzione di Tosel alla Corte sportiva d’Appello. In realtà, Pallotta non ha ancora deciso, e le riflessioni sul tema hanno monopolizzato (spingendo per il ricorso) le ultime telefonate con Boston. Forse oggi il presidente farà una scelta. Se ne attende anche un’altra, sul comportamento del raccattapalle perditempo per cui la Roma ha beccato 12mila euro di multa. Anche qui, basterebbe il buon senso. Chissà..