IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - Rudi Garcia nel giro di una giornata, passando da Verona a Firenze via Roma, ha smentito se stesso e tutto quanto aveva dichiarato dopo il pareggio in casa del Chievo, «il più brutto di tutti i pareggi», come l’ha definito lo stesso francese. E le accuse ai suoi giocatori? Macchè. Tutti hanno capito male. Eppure quel «sembrava che la squadra non avesse visto i filmati sul Chievo» oppure quel «Roma inquietante, non la riconosco più» l’hanno ascoltato tifosi, calciatori e dirigenti addirittura in diretta tv. Ma, chissà, non essendo italiano forse non si era espresso bene. «Dobbiamo guardarci in faccia e dirci la verità», aveva aggiunto. E così ieri, a Trigoria, è andato in scena il faccia a faccia tra squadra e allenatore. Senza la presenza di alcun dirigente. Un chiarimento con un ritardo, però, di almeno tre, quattro settimane. Perché la crisi della Roma, otto pareggi nelle ultime nove partite, non si è manifestata al Bentegodi. Pareggiare all’Olimpico contro quel Parma, ad esempio, era stato molto più inquietante dello zero a zero di Verona. Ma, colpevolmente, non si è voluto prendere di petto subito la situazione; non si è voluto guardare in faccia la triste realtà e, ovviamente, oltre a perdere tempo si sono perse occasioni. E tanti, troppi punti. Non c’è stato dibattito, raccontano. Garcia ha manifestato con toni non proprio amichevoli tutte le perplessità sul recente rendimento della squadra, ma senza arrivare allo scontro. Perché sa che l’unica maniera per continuare a campare e lavorare tranquillo a Trigoria, è avere i giocatori dalla propria parte. E, sotto questo aspetto, il francese, parla molto bene l’italiano.