LAROMA24.IT - Ancora un pareggio all'Olimpico per la Roma. L'ennesimo segno 'x' questa volta ha un sapore meno amaro: i giallorossi in 10 uomini riescono a pareggiare il big match contro la Juventus, cercando poi di portare a casa i tre punti con un vero e proprio assedio all'area di rigore bianconera. A Tevez risponde Keita, un pareggio che lascia invariate le distanze in testa alla classifica e che permette alla Roma di aumentare il distacco dalla terza posizione in classifica occupata dal Napoli.
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Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.
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IL TEMPO (G. GIUBILO)
Tanto rumore per nulla, avrebbe sentenziato il vecchio zio William. I nove punti di vantaggio restano, il campionato si chiude con la serata romana utile soltanto per ribadire che la Roma non era in grado di tenere vivo il confronto. La Roma è entrata in partita nel momento in cui ha rischiato il tracollo. Indietro di un gol e di un uomo, è stata rivitalizzata dalla forza della disperazione, ma decisivi i tre cambi di Garcia, dentro Nainggolan, Florenzi e Iturbe, vivacissimo. Keita ha siglato la rete del pareggio, da miglior uomo in campo, la Juve ha tremato, rischiando perfino una sconfitta che sarebbe stata sbalorditiva, visto quello che era stato per un'ora e passa il tema della partita, quasi a senso unico.
Prezioso, alla fine, il punto guadagnato nei confronti del Napoli per blindare un fondamentale secondo posto. Fuori Totti e De Rossi, i più in debito di lucidità. Piccola sorpresa, gioca Keita e non Nainggolan, Garcia privilegia la cerniera davanti alla difesa e gli inserimenti del maliano. (...) Grandi stenti per la Roma, Juventus quasi perfetta nel negare le linee di passaggio, Buffon inattivo, mancano anche i tentativi da fuori. Spettacolo modesto per tutto il primo tempo, ma a correre i maggiori pericoli è proprio la Roma sulle ripartenze juventine, qualcuna propiziata da disimpegni difensivi imprecisi o presuntuosi. Grande anticipo di Manolas, conclusioni affrettate di Morata e perfino di Tevez, certo che l'involuta manovra romanista non mette in allarme l'ordinata difesa dei campioni, Marchisio non fa rimpiangere Pirlo, Pereyra crea pericoli. Ripresa con venti minuti di dominio juventino, secondo giallo per Torosidis e la punizione esemplare di Carlitos Tevez che è il punto esclamativo su uno scudetto che da due mesi la Juventus aveva ipotecato. Ma poi è entrata in campo la Roma, la partita è diventata bella e ricca di episodi importanti. Il cuore ha meritato il premio.
CORRIERE DELLA SERA (M. SCONCERTI)
L’emozione è stata tutta nell’importanza della partita. Il gioco è mancato. La Juve non aveva interesse ad alimentarlo, la Roma non è più in grado di farlo. Così si è vista una bella partita chiusa in un vicolo, due gol su punizione, nemmeno un tiro reale verso le porte. Una Juve anche troppo sicura di sé che non ha mai cercato di vincere, convinta che il pareggio fosse il risultato più conveniente. Una Roma che ha capito il suo problema, ma non sa più superarlo. Ha cominciato correndo molto, ha proseguito quasi senza correre, si è accesa dopo il pareggio ma senza dare illusioni. In sostanza, la partita dell’anno non c’è mai stata. Una gara quasi rassegnata, fortemente desiderata così dalla Juve e senza un avversario che fosse realmente in grado di cambiarla. Resta il risultato. Per gli amanti del campionato sempre chiuso o sempre riaperto cambia molto. La mancanza adesso dello scontro diretto dà al vantaggio della Juve una sostanza diversa. I 9 punti sono reali. Oggi la Juve ha vinto il campionato, domani starà semmai a lei perderlo. La Roma non ce la fa, non è ancora all’altezza. Semmai adesso ha qualche avversario che si è avvicinato troppo al suo secondo posto. (...) La Juve ha approfittato dell’assenza di Pirlo e Pogba per giocare una gara solo di sostanza. Morata è scomparso presto, Tevez ha almeno battezzato la sua partita con una punizione esatta. Il resto è stata la routine di una vecchia grande squadra che vuole continuare a crescere ma non sa se ne è all’altezza. A questo punto il campionato le regala calma, l’avversario vero ora è il Borussia. Ma le manca quell’elettricità composta e sapiente che le faceva indirizzare la gara. Oggi è una Juve ottima che recita un po’ a soggetto. La Roma ha bisogno di attaccanti. Iturbe ha segnato un gol, Gervinho 3, Totti scivola sull’età, Doumbia resta uno sconosciuto. Difficile essere competitivi anche con un buon tecnico. Garcia ha indovinato molto a lungo la strada della partita, ma aveva una squadra inferiore. Restano altri traguardi, non più il primo.
LA REPUBBLICA (G. MURA)
Si ha voglia a chiamarle partite-verità. La verità è che il campionato non si riapre e che l’1-1 lascia scontento soprattutto Allegri. Perché la Juve non riesce a sfruttare un’occasione d’oro per andare a +12. E la Roma, in 10 per mezzora, può considerare quest’ennesimo pareggio come il meno amaro di tutti quelli che l’hanno zavorrata nell’inseguimento. Curiosamente, dopo l’espulsione di Torosidis e il gol di Tevez, la Roma ha ritrovato grinta e pericolosità, s’è messa a giocare senza troppi pensieri. Come il Feyenoord. La differenza è nel pareggio trovato da Keita, ed è da quel finale che Garcia dovrà rilanciare la squadra. I tre cambi (Florenzi, Iturbe, Nainggolan) le hanno cambiato fisionomia e rendimento. La seconda verità ha la forma di uno sbadiglio immenso. Dipende dagli ingredienti. All’andata molto peperoncino, anche troppo negli strascichi, ma quanta voglia di vincere nelle due squadre, quante emozioni. All’Olimpico alla fine del primo tempo l’emozione maggiore sta in un salvataggio alla disperata di Manolas su Morata che per un pelo non diventa autogol. È la conclusione più vicina alla porta di De Sanctis. In quella di Buffon la Roma non tira mai e anche nell’area di rigore si fa vedere poco. Una sorpresa Garcia la riserva: tolto il portiere, giocano gli stessi di Rotterdam. Quindi, niente Nainggolan. Visto come trotticchiano De Rossi e Pjanic, ai limiti dell’irritante, e quanto fatica Totti a trovare la posizione giusta, Nainggolan in panca è un regalo alla Juve.
La terza verità è che ieri la voglia di non perdere era dominante. Troppo lenta la manovra della Roma, non assistita da Gervinho che non azzecca un dribbling, per impensierire la Juve. Che manca di Pirlo, è vero, e ha Pogba in panchina. Ma la regìa di Marchisio e la mobilità di Pereyra non li fanno rimpiangere. In sostanza, la Roma ha un maggior possesso di palla, cosa non nuova, ma ancora più sterile del solito. La Juve aspetta, si difende con ordine e appena può riparte con veloci contropiede. La Roma, tra l’altro, ha due giorni di riposo in meno. Ma tutto questo, alla fine, conterà poco. La Juve si ritrae, lascia campo agli avversari. E macchia una serata gagliarda in cui tutti i suoi avevano fatto quello che dovevano. Nella Roma, solo Keita, Manolas e i panchinari. La verità ultima è che la Juve, pur con questi strani tentennamenti, non ha rivali per lo scudetto e il suo vantaggio. La Roma può piazzarsi secon- da o terza, dipende solo da lei. Un tesserato della Roma che alla fine del primo tempo si dà da fare per tenere separati due giocatori della Roma (De Sanctis e Manolas) non è un bellissimo segnale