IL MESSAGGERO (S. CARINA) - La prima resa dei conti è arrivata. Perché se l’incontro in Lega Calcio di un paio di giorni fa si è risolto con il presidente della Juventus, Agnelli, che si è limitato a non voler ascoltare le giustificazioni di Lotito sulle dichiarazioni rese dal numero uno della Lazio e registrate, a sua insaputa, dal dg dell’Ischia Iodice (e poi finite sui giornali), l’assemblea di Lega Pro di oggi a Firenze sarà il primo e reale banco di prova per capire se gli equilibri della Federazione possono resistere.
Un gruppo di società, infatti, ha messo in discussione i vertici (dunque il Presidente Macalli, stampella fondamentale nell’elezione di Tavecchio quest’estate). Se ci fosse un ribaltone a cambiare non sarebbe soltanto la Lega Pro ma tremerebbe l’intera Federazione. Il motivo del contendere in Lega Pro è legato all’assemblea del 15 dicembre scorso dove è stato bocciato il bilancio. Diversi club (c’è chi ritiene siano addirittura 37) hanno chiesto la revoca del presidente Macalli per andare al voto. Maggioranza (presunta) che è diretta da Gabriele Gravina, consigliere federale, e dall’ex dg Francesco Ghirelli. Il problema è che ascoltando la premiata ditta Macalli-Lotito, vengono rivendicati 34 voti (anche se il conteggio risale a prima della telefonata). Il totale fa 71 mentre le società di Lega Pro sono 60. Tradotto: qualcuno mente e dunque le sorprese sono dietro l’angolo. Saltasse Macalli, sarebbe il preludio ad un terremoto politico-sportivo: Gravina si candiderebbe alla presidenza e la sua elezione avrebbe effetti anche sulla Figc, a partire dalla vicepresidenza di Macalli e sugli altri due posti in Consiglio Federale, che verrebbero assegnati a due presidenti di club, fra i 37 ribelli.
SETTIMANA CALDA Intanto domani il dg dell’Ischia, Iodice, si recherà in procura federale per consegnare le registrazioni telefoniche e altre carte a supporto della sua denuncia di pressioni indebite da parte di Lotito che a sua volta dovrebbe essere convocato per rendere la sua versione dei fatti (in caso di squalifica rischia la decadenza dalla carica). In attesa di conoscere le mosse di Palazzi da più parti si chiede l'intervento del Governo (che in giornata potrebbe incontrare il presidente del Coni Malagò), a cominciare dall'ad della Juve, Marotta: «I politici escano allo scoperto e prendano decisioni perché lo scenario è inquietante, sembra di essere tornati al medioevo». Rincarano la dose il dg della Roma, Baldissoni («La telefonata non è servita a far peggiorare l'immagine e l'idea che già avevamo di Lotito. Per noi, duole dirlo, niente di nuovo») e il presidente onorario della Fiorentina, Andrea Della Valle: «La posizione di Lotito in Federazione non è più sostenibile da parte nostra». Ma per il presidente biancoceleste (e consigliere federale) anche la mano tesa dei vecchi amici Galliani, ad del Milan («Sono e resto suo amico») e Preziosi (presidente Genoa): «Registrare e diffondere la telefonata è stata una mascalzonata». Della serie: la battaglia è appena iniziata.