LA REPUBBLICA (M. PINCI, E. SISTI) - Un piede di porco agonistico chiamato Bayern ha spalancato, nel più totale dispiacere della piazza, una porta che nessuno voleva vedere: nonostante la qualità del gioco, i punti in classifica e le intatte possibilità di conquistare lo scudetto, i numeri della Roma non sono quelli dello scorso anno. Sotto il controllo del preparatore Paolo Rangoni, il 43enne col quale Garcia aveva già lavorato a LeMans, si è cercato di allenare la squadra a partenze lampo ogni maledetta domenica. Il risultato è che per tre volte la Roma ha aggredito e schiacciato l’avversario (Cska, Cagliari, Chievo). Ma rispetto allo scorso anno sembrerebbe aver perso qualcosa in tenuta, non riuscendo più, come nell’autunno scorso, a fare la differenza dopo un’ora di gioco. Solo colpa della Champions? Nel 2013, all’8ª di campionato la Roma era diventata famosa per essere la squadra dei secondi tempi, dove aveva segnato ben quindici gol. Meno di un terzo il bottino del 2014: appena quattro. C’è un motivo? In più, la Roma dalla rosa deluxe scopre che Maicon è insostituibile. E con Keita convalescente (si spera di recuperarlo per il Cesena ma le guerre contro i tempi del recupero biologico dei tessuti danneggiati sono spesso guerre disperate) si sta cominciando a guardare con un occhio l’orologio, in attesa del ritorno di Strootman e dell’arrivo di Rabiot, e con l’altro le sempre più enigmatiche prestazioni di De Rossi, trattenuto, intimorito, incapace di alzarsi, fosse pure di qualche metro, per paura di sbagliare e dover rincorrere gli avversari (l’ammonizione di Genova...). Un’antipatica coincidenza, con il Bayern di mezzo, ha costretto Garcia a inanellare la sua peggior serie da quando è a Roma: una sola vittoria (Chievo) in cinque partite, due sconfitte e due pareggi. Siamo a poco più di un quinto del cammino. Avendo rischiato di vincere, ma anche di perdere, forse un giorno il punto di Genova potrà far comodo. Tuttavia restano certe indicazioni: per esempio che la Roma pecca di precisione nelle conclusioni in porta, come Garcia ha sottolineato dopo il suo primo 0-0 dell’anno. Contro la Sampdoria la Roma ha tirato 18 volte, sopra la sua media, che è di 13. Ma il dato sconfortante è che tira male. Quando i giallorossi cercano la porta il più delle volte non la trovano (la media dei tiri nello specchio è appena di 4,9 a partita). E questa sì, questa davvero non si può considerare una “media scudetto” (la Juve centra lo specchio della porta quasi il doppio delle volte). Più concretezza, più cinismo. Uno solo dei 46 corner ottenuti ha fruttato una rete. Ultimo nodo: i tiri da fuori. Ogni tanto, dal corner, con Totti, la Roma cerca di liberare un uomo per il tiro da fuori area. Di solito è Nainggolan. Dai 20 metri si tira poco. Da fuori area si contano due reti in una sola partita: Florenzi e Destro col Verona, entrambi (ricorderete) scaturiti da anomale modalità. La rete di Nainggolan a Empoli fu autorete del portiere. Troppo poco.
Garcia corre ai ripari, la sua Roma cala e non trova più la porta
27/10/2014 alle 09:04.