GASPORT (A. CATAPANO) - Lo sciopero del tifo per protestare contro i Daspo, la solidarietà a Daniele De Santis (espressa anche sui muri di Roma), le offese ai napoletani, le minacce e gli schiaffi a chi voleva tifare per la squadra, un’aggressione sventata ad Agnelli e Marotta, insultati e minacciati dopo la rete di Osvaldo. È successo anche questo all’Olimpico. Doveva essere una festa, e invece l’ultima esibizione della Roma di fronte al proprio pubblico offre il palcoscenico per l’ennesima dimostrazione di inciviltà.
E alla fine di un pomeriggio surreale, ben fotografato dall’imbarazzo dei giocatori della Roma, indecisi se sfilare o meno sotto la curva Sud con i figli in braccio, un furibondo James Pallotta dà voce all’indignazione delle persone perbene: «Vogliamo ringraziare i tifosi che sono stati al nostro fianco. Ci dispiace, invece, che altri abbiano deciso di non supportare la squadra — dice il presidente della Roma —. Ci saremmo attesi che nel corso di questa grande stagione tutti i tifosi volessero onorare gli sforzi e i traguardi dei nostri giocatori e della società. I tifosi dovrebbero sostenere la squadra piuttosto che altri interessi».
Non fatevi ingannare dal politically correct. Pallotta, che avrebbe voluto annullare il giro di campo della squadra, aveva ordinato ai giocatori di non passare sotto la Sud, ma alla fine ha prevalso la paura di scatenare una reazione violenta e i calciatori, loro malgrado, sono sfilati, anche se ad una certa distanza. Non c’è stata trattativa diretta, ma di fatto per la seconda volta in otto giorni l’Olimpico si è dovuto piegare agli ultrà.
Chiusura in vista Gli ispettori federali hanno annotato tutto. Prima i due striscioni di solidarietà a De Santis, l’ultrà che ha sparato a Tor di Quinto: «Forza Daniele! (con un fascio littorio al posto del punto esclamativo) » in Sud e «Daje Daniè» in Nord. Poi l’ora di silenzio (30’ a tempo) imposta a curve e distinti per protesta contro i Daspo (e chi ha provato a ribellarsi ha preso schiaffi e minacce). Infine, quando il silenzio è stato rotto, i soliti cori contro i napoletani (e uno striscione: «Napoletano infame»), cantati da buona parte delle curve romaniste (e in un’occasione anche dagli juventini), che il giudice sportivo chiuderà un’altra volta, costringendo la Roma a cominciare il prossimo campionato senza parte del pubblico.
Esame decisivo Fuori dall’Olimpico l’ordine pubblico ha funzionato (5 Daspo è il bilancio di giornata), ma che tirasse una brutta aria si era capito dalla mattina, quando a Porta Portese e sulla Gianicolense sono apparse sui muri le scritte «Daniele Libero», «Ciro boom» e «10 100 1000 Raciti», accompagnate da croci celtiche. Il tutto mentre oggi in Questura l’esame delle impronte stabilirà quante persone hanno maneggiato la Benelli con cui Gastone ha sparato, riconquistandosi l’affetto della sua curva.