
IL ROMANISTA (V.META) - All'indomani della grande prestazione con cui la Nazionale ha stregato il pubblico del Mondiale, lItalia ringrazia il suo numero dieci: il romanista Amato Ciciretti". Mentre la mancanza di fantasia rientra fra le accuse più ricorrenti mosse alla squadra di Lippi, lauspicio è che la fanta-citazione di cui sopra possa trasformarsi in realtà di qui a qualche anno. Significherebbe che la Roma è tornata a prestare alla Nazionale il suo numero dieci. Daltra parte Ciciretti, atipico play- maker degli Allievi Nazionali campioni dItalia, è nato nellultimo giorno dellanno in cui Totti ha fatto il suo esordio in serie A
Di certo, lo scudetto conquistato dieci giorni fa rappresenta il coronamento di una stagione ai limiti della perfezione, che ha visto la Roma dominare in tutte le competizioni che ha affrontato. Una stagione che per Amato ha conosciuto un momento di svolta quando Stramaccioni ne ha varato la metamorfosi tattica e da trequartista, lha trasformato in regista basso. «Dovevate vedere la sua faccia quando glielho detto...», ha scherzato il tecnico. «In effetti allinizio non ero molto convinto di poter riuscire a giocare in quel ruolo - ha ammesso il diretto interessato -, però poi con il lavoro ce lho fatta. Certo, prima potevo permettermi di aspettare che mi arrivasse la palla, mentre ora mi si richiede qualche sacrificio in più. Però se vuoi ottenere dei risultati, bisogna che anche gli attaccanti diano una mano alla squadra». Niente di più facile quando si può contare su un gruppo come quello giallorosso: «Ormai ci conosciamo da sette anni - sorride Ciciretti -, siamo quasi tutti romani e siamo pure molto amici. Quandè così, vincere insieme è ancora più bello». Nonostante la posizione più arretrata, i gol sono arrivati a pioggia: «Devo dire che non me laspettavo. Sono contentissimo. Il più bello? Forse quello che ho segnato al Siena, quando tutti si aspettavano che fosse Caprari a calciare in porta e invece ho tirato io. Il più importante, però, è sicuramente quello della finale contro la Juve». Poco importa che dalle parti di Coverciano finora non abbiano avuto grande considerazione per lui. Lauspicio è che il 93 e i capelli biondi non restino gli unici punti di contatto con il capitano.