LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Vedi la Lazio perdere a Bergamo. La sera dopo ti addormenti per noia sopraggiunta durante Bologna-Milan e soltanto svegliandoti in piena notte vieni a sapere che hanno pareggiato. Ti rendi conto che la vittoria assurda sul Genoa ti ha permesso di rimontare due e tre punti sulle squadre che come te cercano disperatamente di spolpare quell’osso chiamato quarto posto che un campionato avaro di emozioni ti ha lanciato per sfamarti. Ridere (accennare un sorriso) perché in fondo, nonostante tutto, sei ancora vivo, o piangere perché sai di stare dietro a una squadra che ha giocato quasi un mese intero con Abate e Zapata difensori centrali e a un’altra che ha vinto soltanto una volta nelle ultime sette partite? Apatia. Quella che provoca la Roma.
Non ti viene voglia neanche di tirare un sospiro di sollievo per i sorteggi della Champions League: chi ha il coraggio di pensare a febbraio non avendo certezze di che ne sarà domani? Ti senti ridicolo se provi a fomentarti in vista della classica sfida con la Juventus, speri che Allegri schieri Cristiano Ronaldo, perché orgoglioso non vuoi essere snobbato. Temi che a Boston si decida di non decidere. Ci si affidasse al Duca di Mantova che cantava di Gilda nel terzo atto del Rigoletto di Giuseppe Verdi, la descriverebbe così: la Roma è immobile, qual piuma senza vento, non muta d’accento né di pensiero. La Roma è ferma, ripetitiva, monocorde. Apatica. Senza ridere e senza piangere, ci si avvicina alla trasferta di Torino con lo spirito del condannato a morte che però, incline alla lucida follia, confida nella legge dei grandi numeri: stai a vedere che una volta tanto si inceppa la ghigliottina. Ma se poi faccio risultato a Torino? Sta squadra sarebbe capace di farmi rinfacciare il Natale presentandomi il conto a Santo Stefano.
Nel frattempo come dischi rotti continuiamo a parlare di partite decisive, fondamentali, spartiacque. Qua le acque le spartiamo con il Sassuolo, con l’Atalanta, con la Sampdoria. Francamente, per quanto sia stato lacunoso il mercato estivo e per quanto la politica del trading sia oramai un ritornello stucchevole tipo quelli delle canzoni estive di Gabbani, la Roma non può avere dopo mezzo campionato gli stessi punti, o giù di lì, di squadre i cui monte ingaggi sommati (30 milioni Sassuolo, 27 Atalanta, 36 Sampdoria) fanno la cifra che paga da sola la Roma i propri calciatori. Per tacere sugli stipendi degli allenatori. Boston abbiamo un problema. La Serie A sta facendo passare l’ennesimo autobus. Forse l’ultimo. Poi non resterà che farsela a piedi fino al deposito. Guardando gli altri che giungono a destinazione.
In the box - @augustociardi