LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Sapete perché il calcio è la cosa più amata dall’uomo? Perché la sua natura è come quella dell’uomo. L’uomo ama il calcio perché sa essere ambiguo, persino infimo. Egoista, accentratore, contraddittorio, per niente riconoscente. Il calcio è meschino. E proprio per questo può anche essere sorprendente, generoso, intrigante. Niente a che fare con la “pulizia” d’animo del volley, della pallacanestro, del rugby. Il calcio è come noi. Volubile. Incoerente.
Torniamo indietro di due settimane. Post Bologna-Roma. Pensavamo alla prossima estate. Pensavamo alla prossima stagione, divisi fra l’addossare colpe chi all’allenatore, chi alla società, chi ai calciatori. Ci sentivamo traditi perché il calcio è traditore. Rimpiangevamo chiunque, persino Defrel. Temevamo il Frosinone come uno spauracchio. Hai visto? Hanno resistito fino all’ultimo con la Juventus! Due settimane dopo, storciamo la bocca davanti alla quarta vittoria consecutiva. Quattro gol ai ciociari, tre alla Lazio, cinque al Viktoria, due all’Empoli. Quattordici gol fatti, uno subito. Ma non ci sta bene. Perché con l’Empoli la Roma ha sofferto. Ma come? La squadra di Andreazzoli non era la brillante provinciale che non meritava la classifica che ha, che gioca bene, che ha elementi interessanti, che bla bla bla?
Mettiamoci d’accordo. La Roma non è una squadra perfetta. Non lo è la squadra e non lo è il suo allenatore. Non può vincere lo scudetto perché in Italia purtroppo lo scudetto lo può vincere, e lo vince, una sola squadra. Che gioca a Torino. Ma il “brusio” post Castellani è sorprendente, per certi versi incomprensibile. Due settimane fa avremmo firmato col sangue per vincerle tutte prima della sosta. Aldilà delle prestazioni. Conta solo il risultato. Nel calcio, tutto il resto è contorno. Filosofia spicciola. Il risultato, le vittorie, I trofei. Il resto sono accessori. Chincaglierie da dibattiti televisivi riempitivi.
Dzeko non è piaciuto ad Empoli, continua a smoccolare in mezzo al campo. Chi-se-ne-frega. È tornato al gol. Ne ha fatti quattro in due partite dopo un mese di buio. Ad avercene di bomber così. La difesa è tornata a ballare. Ovvio, le lacune strutturali della rosa non sono state spazzate via, vengono semmai nascoste da un atteggiamento tattico più equilibrato dopo le brutture delle prime partite, quando l’allenatore sbagliava come e quanto i calciatori in campo. La perfezione è un’altra cosa. In Italia alla perfezione ci si avvicina soltanto la Juventus. Le altre sono fallibili. In panchina non siedono eroi, invincibili, santoni, strateghi, maghi. In campo la Roma non schiera fuoriclasse, ma ottimi calciatori sì. Erano troppo brutti per essere veri. Fino a due settimane fa. Quando raschiavamo il fondo del barile. Ora il vento è cambiato, non c’è più lo scirocco appiccicoso. Ma il clima non è e non può essere perfetto. Perché il calcio come l’uomo non ha la bacchetta magica. Ma alla lunga qualcosa ti restituisce. Per ora ci ha reso una Roma che ha vinto quattro partite. Tra cui quella di Empoli. Che fa storcere la bocca perché noi, come il calcio, abbiamo la memoria corta. Ricordiamoci come stavamo due settimane fa. Quando ci faceva gol persino Santander.
In the box - @augustociardi