LR24 (AUGUSTO CIARDI) - La domanda la rivolgo a chi va oltre. Per questioni di campo, sia chiaro. A chi passa dalla legittima critica o valutazione negativa all’insulto. Di quelli che sarebbero da censurare anche se Alessandro Florenzi vestisse la maglia di una odiata nemica. La colpa è quella di negoziare un contratto in scadenza? Probabilmente, a 27 anni, il contratto più importante della sua carriera? O la causa di tanto livore sta nell’aver constatato un rendimento tutt’altro che eccezionale nell’ultima stagione? Quella del ritorno all’attività dopo quasi un anno di stop? Chiariamo.
Florenzi non è mai stato Dani Alves, tantomeno l’erede di Cafu. Non lo è oggi, ma non lo era neanche dopo il gol fuori dall’ordinario contro il Barcellona. Già, forse in quei momenti il giocatore un po’, o un po’ troppo, si è fomentato. Ma non può essere questa la causa. Chiariamoci. Ma per chiarirci stabiliamo una cosa: di Totti e De Rossi ne nascono due ogni 25 anni, forse. Florenzi è romano, tifoso della Roma, ma proviamo a valutarlo da calciatore. Che nessuno si strapperebbe i capelli in caso di addio lo abbiamo capito. Da qua a pregare per la partenza, manco fosse l’ultimo dei Dal Moro o degli Spolli, forse si sta esagerando. Se poi si arriva all’invettiva, si passa a un’intolleranza ingiustificabile. Nessun calciatore, anche tra i più amati, ha mai giocato facendo beneficienza ai club. I contratti in scadenza sono una brutta bestia. Spesso le trattative sono diventate disperate, laddove la disperazione stava nei tifosi che temevano davvero che l’amato idolo se ne andasse. È successo con Totti, con De Rossi, con Maldini, con Del Piero. Solo perché Florenzi non fa parte di questa super categoria dovrebbe firmare a cifre che magari, negoziando, possono crescere? Non può essere questa la causa di tanto livore. Che si percepisce oramai non solo sui social o nei bar, ma anche quando c’è la Roma in campo.
Se parliamo di campo, il problema non è il rendimento dell’ultima stagione. Il problema è stato considerarlo, tre anni fa, una specie di mix fra Claudio Gentile e Djalma Santos, e con lo spunto offensivo di Bruno Conti. Se parliamo di campo e di bordo campo, il problema non può nascere dal fatto che caratterialmente sia diverso da Totti e De Rossi, unici in quanto non riproducibili. Se parliamo di soldi, al momento guadagna meno di 2 milioni di euro l’anno. Il nuovo accordo potrebbe portarlo a guadagnarne circa 3,5, o giù di lì. Non è una richiesta da coltello alla gola, non è un esborso che fa inorridire la Roma. Se parliamo di insulti, parlando perdiamo tempo.