LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Iniziare presto a giocare a pallone può essere un’arma a doppio taglio. Se sfondi subito ti consegni all’eternità. Al massimo devi preoccuparti di non lasciare ai posteri soltanto i ricordi di inizio carriera, per non vivere in eterno la sindrome di Macaulay Culkin.
Se invece hai mostrato nelle giovanili di avere stoffa ma ci hai messo un paio di anni in più per completare la crescita, rischi di essere fregato. Perché puoi essere vittima di storie romanzate, con la fantasia che sparsa al vento a mo di seme infestante, modifica la realtà.
Bryan Cristante è nato il 3 marzo 1995. Anzi no. A sentirne parlare, è del 1985. Anni trentatré. Una carriera buttata e poi, al crepuscolo, la chance della provinciale che lo riabilita. Perché non può avere ventitré anni un calciatore che è stato “bocciato nel Milan, che ha fallito nel Benfica, e si era perso fra Palermo e Pescara”. Alt. Fermi tutti. Riavvolgiamo il nastro. La parola all’Almanacco Panini. Anzi no, giovani lettori de laroma24. Aprite Wikipedia o un transfermarkt qualsiasi. Più semplice per voi.
Bryan Cristante (San Vito al Tagliamento, 3 marzo 1995). Esordisce nel Milan nel novembre 2013, a 18 anni. Durante la seconda partita (di 3 complessive) realizza il primo gol in A. Ai tempi delle giovanili sembrava un predestinato. Giocava molto più centrale di mediana che intermedio. Per molti era il nuovo regista del Milan che aveva perso da poco Pirlo. Ma il Milan quasi senza né capo né coda dell’epoca fu costretto a cederlo in nome delle plusvalenze estive (6milioni). Ciao Bryan. Obrigado Benfica. Che lo preleva nella culla. Ma lo molla senza battezzarlo. Un anno e mezzo di frullatore fra i diciannove e i venti anni anni (non ventinove e trenta) e il ritorno in Italia. Cinque mesi al Palermo, cinque mesi al Pescara. Poi a gennaio 2017 esce il suo numero sulla ruota di Bergamo. Un anno e mezzo, 47 presenze, 12 gol, decine di inserimenti, con o senza pallone. E di rincorse sugli avversari. Che fruttano la Nazionale e la considerazione delle big. Eccolo Bryan Cristante. Anni 23 e non 33. Nessun fallimento alle spalle. Nessuna riabilitazione del Patata. Non era l’erede di Pirlo quando si metteva in mostra coi giovani diavoli diretti da Filippo Galli. Non era il nuovo Gattuso quando Allegri lo faceva giostrare da intermedio in allenamento a Milanello. E aveva bisogno di tempo quando Jorge Jesus a Lisbona lo provava di nuovo centrale. Al massimo era un po’ spaesato quando a Palermo il giorno del suo arrivo Zamparini esonerava Ballardini e chiamava Iachini. Salvo ripensarci poche settimane dopo. Di sicuro non è vecchio. Ha una carriera davanti. Nonostante discrete leggende metropolitane che già lo etichettano come calciatore giunto all’ultima grande occasione.
@augustociardi - In the box