LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Giugno 2017, la Roma vende Salah al Liverpool, cedendo uno dei migliori calciatori della rosa: 29 gol in due stagioni, assist, intesa con Dzeko. Grave perdita tecnica. Necessità di bilancio. Luglio, agosto, settembre, ottobre, novembre, dicembre. Siamo a gennaio. Nel frattempo la Roma attende che completi il rodaggio Schick, si interroga su Defrel, aspetta giocoforza Under che sta imparando l’italiano, e sa perfettamente che da Perotti ed El Shaarawy non avrà mai la continuità che li renderebbe grandi campioni.
Facile rimpiangere Salah, i suoi gol, i suoi assist, la sua intesa con Dzeko. Facile ma del tutto inutile. Che fosse una grave perdita era evidente sette mesi fa. Che sarebbe stato difficile sostituirlo altrettanto. Ma per quanto se ne vuole ancora parlare? Soprattutto, a che giova parlarne ancora? Inutile fare amarcord, semmai la “riuscita” di Salah nel Liverpool può essere un monito: non sempre chi lascia la Roma si perde. Scherzare tecnicamente col fuoco può lasciare il segno. Anche perché per competere per quel vertice che Di Francesco dice non essere ancora alla portata della Roma, esistono due strade. Quella della Juventus, che ha tutto ciò che le altre italiane non hanno, e quella che passa attraverso la continuità, che quest’anno sta provando a battere il Napoli. Quest’anno, perché in passato il Napoli ha venduto Lavezzi, Cavani e Higuain.
Come dare continuità alla Roma? Non vendendo i calciatori che fanno realmente la differenza. Chi fa realmente la differenza nella Roma attuale? Per questione di rendimento e di carta di identità, uno: Alisson. Che non a caso da ottobre è nel mirino delle big d’Europa. Del Bayern Monaco al PSG fino al Liverpool. La Roma deve trovare la forza per trattenere i giocatori che possano ribellarsi alla storia recente. Ben consapevoli che nel calcio di oggi se non hai multimilionari alle spalle, difficilmente puoi fermare calciatori per i quali arrivano proposte da plusvalenza. Ma per vincere a volte devi andare contro i criteri meramente finanziari. Il rischio d’impresa, se non comporta il tracollo, va corso. E se non è più tempo per rimpiangere Salah, perché non avrebbe senso farlo, la speranza è che non si debba fra qualche mese rimpiangere Alisson.
@augustociardi - In The Box