LAROMA24.IT (Federico Baranello) - Il 1 giugno 1966 nasce a Villa Constitution in Argentina Abel Eduardo Balbo. Classico centravanti dotato di ottimo colpo di testa, di un buon tiro, buona tecnica e una poderosa progressione. Spietato goleador che predilige le giocate essenziali. Così essenziali da rendere i gol apparentemente semplici, anche quelli che semplici non sono davvero. A ventidue anni è già campione argentino, vince il campionato con gli Newell’s Old Boys nella stagione 1987/88. Nella stagione successiva si mette in evidenza con il River Plate segnando dodici reti. Nell’89 approda ad Udine dove in quattro stagioni mette a segno ben sessantacinque gol e vincendo la classifica marcatori della serie B nel ’91 con ventidue reti.
Nell’estate del 1993 arriva nella città eterna ed è il colpo grosso della prima campagna acquisti targata Franco Sensi che esborsa diciotto miliardi di lire per aggiudicarsi le sue prestazioni. Al suo esordio all’Olimpico nella seconda giornata di campionato è subito colpo di fulmine con la tifoseria giallorossa: sigla sotto la Sud uno dei due gol che consente alla Roma di battere la Juventus. Questa la sua pagella su “La Stampa” del giorno successivo: “Balbo 7 – Micidiale. Un gol. Un assist e un paio di terrificanti sventole. Non c’è palla che non recapiti in porta”. Segnerà dodici gol a fine stagione, una stagione amara che vede la Roma nei bassifondi della classifica passando dalle lacrime d’amore di Giannini a Foggia.
La seconda stagione, quella con Fonseca accanto, è la più prolifica: ventidue gol di cui due triplette. È anche la stagione del 3-0 nel Derby dove, ancora sotto la Sud, Abel segna la prima delle tre reti. La sua prima esperienza alla Roma dura cinque stagioni e ogni annata raggiunge la doppia cifra nelle marcature. Nell’estate del 1997 diventa il Capitano. Il 5 ottobre successivo contro il Napoli sigla il suo centesimo gol in Serie A e, nella stessa partita, anche il numero centouno e il centodue.
Con Zeman non ha un grandissimo rapporto. Dice di lui il Boemo: ”Abel dice di trovarsi male nel giocare spalle alla porta, eppure io fin dal ritiro sono stato chiaro: non voglio che il mio centravanti si muova con le spalle alla porta, ma deve fare la sponda inserendosi in diagonale; se uno non ci riesce, qualcosa non va, e non è certo il mio gioco" (Cit. La Repubblica, 1 febbraio 1998).
Il 15 Marzo successivo la rottura con il tecnico diventa insanabile. La partita è Roma - Bari, vinta dai giallorossi per 2-1. Ma al 42’ del primo tempo viene espulso Konsel e Zeman richiama in panchina Abel. L’argentino dapprima resta stupito, poi comincia ad inveire contro il tecnico.
Inevitabilmente a fine stagione fa le valigie e prende la direzione di Parma. L’anno successivo invece si sposta a Firenze. Sulle sponde dell’Arno c’è Batistuta e Balbo avrà un ruolo importante nella trattativa che porterà i due argentini insieme a Roma. Seguiranno quindi altre due stagioni in giallorosso in cui, pur contando solo tre presenze, riuscirà a coronare il sogno di diventare Campione d’Italia con i giallorossi e di conquistare anche la Supercoppa italiana.
Un giusto premio per chi come lui è stato per cinque anni il centravanti di riferimento in una Roma arrivata al massimo al quarto posto. Un giusto premio per chi ha trascinato la Roma in quel periodo così avaro di soddisfazioni, gonfiando la rete avversaria per ben 87 volte tra campionato e coppe.
Buon Compleanno Abel