LAROMA24.IT (Federico Baranello) - Nel turno prenatalizio del 22 dicembre 2000 la Roma affronta all’Olimpico la Juventus per un insolito venerdì calcistico. La Roma capolista ha 28 punti in classifica inseguita proprio dalla Juventus e dall’Atalanta con 6 punti di distanza. L’entusiasmo è alle stelle: il popolo giallorosso ha ancora, e l’ha tuttora, la gioia nel cuore per il derby vinto con l’autogol di Paolo Negro.
La partita inizia con 15 minuti di ritardo e i due capitani, Totti da una parte e Conte dall’altra, leggono un messaggio con il quale sensibilizzano i tifosi tutti a una ferma condanna della violenza. Lo speaker, al secolo Carlo Zampa, snocciola le formazioni nella sua tipica modalità. Segue l’inno e le squadre fanno il loro ingresso sul rettangolo verde.
In Sud si accendono le torce che sprigionano una nube immensa di fumo che supera i tabelloni e avvolge la curva. Il tutto sopra uno striscione da pelle d’oca: “M’illumino d’immenso”.
Parole tratte dalla poesia “Mattina” di Giuseppe Ungaretti, scritta 10 anni prima della fondazione dell’AS Roma. Mai e poi mai Ungaretti avrebbe pensato che, ottantatré anni dopo, quei versi potessero ispirare dei ragazzi in una simile situazione. Quattro parole, in questo caso, sono l’essenziale. Quattro parole che celebrano una condizione esistenziale assoluta. La sintonia tra l’uomo e il mondo che lo circonda. La stessa sintonia tra la curva e l’As Roma. La stessa sintonia tra i tifosi e quella maglia storica per la quale “Non smetterò mai di lottar…”! Quanto manchi Curva Sud!