LAROMA24.IT (F. BARANELLO) - Il 6 Giugno del 2000 lo Stadio Olimpico apre i “cancelli” della Sud per la presentazione ufficiale di Gabriel Omar Batistuta. Il giorno seguente “La Stampa” con un articolo dal titolo “Le Follie dei Romanisti”, che la dice lunga di come l’amore di questa piazza sia visto fuori i confini della “Città Eterna”, sintetizza in poche battute quanto è accaduto: “Tredicimila ammucchiati in Curva Sud, due ore sotto un sole da mare, per osannare Batistuta, Re Leone, il nuovo condottiero della Roma”. Dopo 17 anni la consapevolezza di poter finalmente “giungere in porto con il vessillo” tocca livelli altissimi come testimoniano appunto le tredicimila presenze sotto la canicola delle ore 13. “Benvenuto Omar, Roma è con te” recita uno striscione in quella che è appena diventata la sua curva.
I 70 miliardi del vecchio conio spesi per il cartellino sono ancora oggi la cifra più alta mai pagata per un calciatore da parte della As Roma. Questa cifra serve per restituire entusiasmo e fiducia ad una piazza “colpita” dallo scudetto appena conquistato dalla Lazio di Sergio Cragnotti. La voglia di scucirlo è il leitmotiv dell’intera stagione.
L’argentino di Reconquista, città natale, arriva a Roma all’età di 31 anni con un curriculum che parla da solo: 29 partite e 13 gol in campionato con il Boca Junior, 331 presenze e 207 gol tra campionato e coppe nei 9 anni con la maglia della Fiorentina.
Poco prima di venire a Roma una piccola polemica con Montella circa il numero 9 da mettere sulle spalle, poi opterà per il 18 (sulla scorta dell 1+8 di Ivan Zamorano dell'Inter). Durante la conferenza stampa di presentazione dice: “Mi volevano in tanti, ma solo la società di Sensi ha dimostrato di considerarmi davvero importante. Sono qui perché credo nel progetto romanista. La Roma ha grosse probabilità di lottare per il titolo sino alla fine e l’anno prossimo faremo la Champions League”.
Accompagnato dallo speaker Carlo Zampa entra in campo, dove ad attenderlo ci sono i tredicimila anime che lo accolgono al grido di “Batigol, Batigol, Bati Bati Gol”. A quel punto si fa consegnare un pennarello ed autografa il pallone che calcia in curva dove, per contenderselo, vola qualche “spintone”. Indossa poi la maglia e commosso applaude; il coro “Batigol, Batigol, Bati Bati Gol” è sempre più assordante. “Tutto il mondo sa che ora Giallorossa è la sua maglia, quando segnerà sotto la curva ce fa la mitraglia…” recita il coro a lui dedicato. Per vedere però la sua rabbiosa mitraglia in giallorosso bisognerà attendere il 29 aprile 2001 nel Derby con la Lazio dopo il gol del vantaggio (2-2 il finale).
L’annata di Batistuta, e ovviamente di tutta la Roma è trionfale, il Re Leone farà alzare le braccia al cielo per ben 20 volte. Doppietta alla seconda giornata con il Lecce, tripletta al Brescia e doppietta a Verona. A Novembre si trova di fronte il suo passato, la Fiorentina: bolide da fuori a sette minuti dalla fine e la compagine giallorossa conquista i tre punti. Lui non esulta, anzi piange sommerso dall’abbraccio dei compagni con Totti che lo carica sulle proprie spalle e lo riporta a centrocampo. Poi doppietta a Parma, gol al Bologna e Verona. Doppietta a Bari nella trasferta dei quasi “trentamila innamorati”, gol al Napoli nel 2-2 della penultima giornata e gol al Parma nel giorno dell’apoteosi. “Questo giorno, questo scudetto, questa festa è per me, oggi è solo ed unicamente per me”, dichiara il 17 giugno 2001 dopo essere diventato Campione d’Italia. “Dietro questo successo ci sono 10 anni di lotte senza vincerlo. Era giusto venire alla Roma”.
A 15 anni dall'entrata allo stadio Olimpico come nuovo giocatore della Roma, il 6 giugno 2000 rimane ancora il 'giorno della presentazione di Batistuta'. Ma sempre in quella estate, e sempre sotto la Curva Sud, in un'altra occasione vennero presentati anche gli altri giocatori che hanno contribuito alla vittoria del tricolore: Samuel e Emerson su tutti, ma anche Guigou e Balbo (di ritorno nella capitale dopo le parentesi di Parma e Firenze).