DE ROSSI: “Vincendo il derby si è creata un po’ più di convinzione in noi stessi. Rimpianti? Quel Roma-Sampdoria...” (VIDEO)

18/10/2018 alle 22:34.
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ROMA TV - Arrivano altre anticipazioni dell’intervista che il capitano della Roma ha rilasciato ai microfoni dell’emittente televisiva giallorossa e che andrà in onda questa sera alle 23.

“Avevo 11 anni la prima volta che sono entrato a Trigoria, l’ho fatto insieme ad altri bambini. Ho rifatto quel percorso tra i campi per tanti anni, ma quel momento me lo ricorderò per sempre”.

Arriva un momento in cui caisci che da grande farai il calciatore?
Si, almeno per me è stato così. Ore le cose sono un po' cambiate con i social. Ho visto de ragazzi giovani con il  profilo social registrato con milioni di follower. Ai nostri tempi non c'era la percezione che saresti potuto diventare un campione perchè eri un ragazzino. Quando arrivi alla Roma sono tutti forti come te e non c'era questo sbocco mediatico

Dove dormi a Trigoria?
Io dormo nell’altra ala, sopra di voi. Fate parecchio rumore. Anche qui è cambiato tutto, c’era la cappella, una chiesetta dove chi voleva andava a messa, si celebrava qualche funzione. Credo di esserci entrato una volta in vita mia.

Qua era già il posto dove si dormiva?
Sì, anche qui è cambiato tantissimo. Abbiamo alternato allenatori che non facevano il ritiro come , per gran parte anche
l’anno scorso non ha fatto il ritiro. Le camere le vedevi poco e niente. C’erano allenatori che se giocavi la domenica sera ti portavano in ritiro il sabato mattina, poi giocavi mercoledì e ti portavano in ritiro martedì mattina. Luis Enrique non ha mai fatto un ritiro in vita sua quando è stato qua.

Vuoi bene a Luis Enrique?
Gli voglio molto bene, è stata un’esperienza piacevole conoscerlo e conoscere un calcio diverso, una mentalità di fare calcio diversa, non dico come divertimento, perché anche lui lo fa come lavoro, ci tiene e quando perde si avvelena, ma l’aspetto ludico rimane sempre in primo piano, l’aspetto che punta al divertimento come mezzo per raggiungere la vittoria, che è lo scopo per tutti quanti.

Sul rapporto con Roma…
Sono sempre stato un professionista serio, ma ora lo faccio con maggiore conoscenza di me stesso. Un calciatore la carriera se la allunga da solo: non è una casualità se le mie ultime stagioni stanno andando bene, ho avuto più cultura del lavoro, cura dei particolari. Se una città si lega così tanto a un giocatore è perché alla fine in campo, di base, ho fatto sempre capire che ho scelto di dimostrare qui di essere un calciatore forte e di tenerci a questa squadra.

Su di te sono circolate molte 'leggende'...
Qualcuna sarà vera (ride, ndr). Nessuno ti dice nulla in faccia. Il mio essere in un  certo modo mi ha creato un distacco con una parte di questa città che ha cercato di 'combattermi' anche in questa maniera, ma allo stesso tempo c'è un amore e un legame forte con una grandissima altra fetta di tifosi e romani che mi vogliono veramente bene. In questa città ci vivo bene. Le leggende metropolitane mi hanno dato fastidio come lo darebbero a chiunque. Il fatto che venga a casa qualcuno che ti chiede ' ma è vero che...?' allora gli spieghi che la cosa si è allargata un pochino. Ne possono dire tanto ma alla fine quando scendi in campo hai sempre giocato bene e hai fatto capire che sei un giocatore forte e che hai scelto di dimostrarlo qui e quanto tieni a questa squadra

Sui rimpianti…
Se potessi tornare indietro rigiocherei quel Roma–Sampdoria, magari mi metterei in marcatura a uomo su Pazzini (ride, ndr). È la gara che ci poteva dare quel trionfo che quella squadra avrebbe meritato. Di partite da rigiocare ce ne sarebbero anche altre, anche in quella stessa stagione, se avessimo vinto altri incontri non avremmo avuto bisogno di quei tre punti con la Samp. Rigiocherei anche Liverpool-Roma: avevamo iniziato benissimo e poi è finita con uno scarto troppo grande rispetto a quanto dimostrato in campo.

Una partita che vorresti rigiocare per rivivere un momento bello?
Non lo so. Dico sempre questa frase quando finisce una partita e la dico sia se vinciamo in casa contro l’ultima in classifica sia quando andiamo in trasferta e andiamo a San Siro: “Ma quanto è bello vincere?“. Dopo aver vinto i dolori, gli affaticamenti, la fame, la sete, lo stress, finisce tutto.

La criosauna?
Come le camere di Trigoria, il cancello e i campi, è cambiato un po’ tutto quanto nel mondo del calcio. Un giorno ti buttavi dentro un bidone col ghiaccio, ma servono soprattutto quando hai tante partite una attaccata all’altra. Ne ho fatta una in Francia all’Europeo, dieci volte più grande di questa, era una stanza intera. I primi  secondi pensi di morire, credo arrivi intorno ai -150 gradi. La criosauna preghi, piangi. Questa è più sopportabile, hai mezzo busto fuori. L’altra guardi solo quanto manca. Dicono serva ma io non lo so (ride, ndr), alla fine se dormi bene, mangi abbastanza, ti alleni bene e fai prevenzione, questo ti aiuta. Tutto insieme allunga la carriera, anche se un calciatore se la allunga da solo. In me ho visto un cambiamento radicale nell’affrontare la nostra professione. Non che prima facessi cose strane o ore piccole, ma ci stai più attento e sai quello che puoi fare e non puoi fare, sai quando puoi sgarrare e quando stare a stecchetta. Ti ritrovi tutto dopo, non è un caso che stia facendo così bene negli ultimi anni. Ho avuto più cultura del lavoro anche nelle piccole cose. Sono sempre stato un professionista serio e legatissimo a questo lavoro, ma adesso lo faccio con più conoscenza.

Quando pensi di rientrare?
Non so fare delle previsioni sul rientro, è una frattura, quando guarisce guarisce. Era il sesto minuto quando mi sono fatto male, non ho sentito un grande dolore ma a fine primo tempo il piede era già gonfio. Ho capito che qualcosa si era rotto, ma la partita era in bilico e in questo momento c’è bisogno di tutti. Un motivetto che mi ripeto in testa è “Goditi ogni domenica, preparala al 200% e sarai soddisfatto, uscirai a testa alta“. Una cosa che mi hanno sempre riconosciuto anche quando le cose andavano male, prima potevi giocare bene e fare 1000 chilometri ma se perdevi eravamo tutti mercenari e indegni. Ogni tanto quest’anno, forse perché sono vecchio e faccio pena, mi è stato riconosciuto il fatto di fare buone prestazioni.

Sulla vittoria con la Lazio…
Vincendo il derby si è creata un po’ più di convinzione in noi stessi, anche chi zoppicava a livello di prestazioni è rifiorito, basti pensare a Lorenzo Pellegrini. Dal momento in cui ha fatto il tacco è nato un giocatore nuovo e mi auguro rimanga così per 20 anni e con la stessa maglia. Nei momenti negativi bisogna sostenere i giocatori, perché così giocheranno meglio.

Di tutti questi anni qua, di quanti diresti che ti sei veramente divertito a giocare a pallone?
Sicuramente gli ultimi sono quelli in cui mi sto divertendo di più perché c’ho una maturità io diversa, sono cambiato e mi approccio in una maniera diversa al calcio e sicuramente ho anche una scorza un po’ più dura. So che passano in fretta sia i momenti molto buoni che quelli molto negativi, ho imparato a viverla meglio

Dove ti vedi in futuro?
Oh, iniziate ad abituarvi all’idea, non manca tantissimo. La Roma va avanti però, è andata avanti dopo Di Bartolomei, Conti, Giannini, dopo le peggiori delusioni. Stiamo andando avanti anche senza Francesco, che è forse la cosa più dolorosa per i tifosi, figuratevi se non si può superare il post carriera del sottoscritto. Se mi fa male il ginocchio per cinque giorni di seguito, penso che voglio smettere e dico a mia moglie che questa estate ce ne andiamo in vacanza per tre mesi. Appena sto bene, penso subito alla prossima gara. Ma sono coerente, non voglio essere un peso, non voglio essere qualcosa che toglie, ho già le idee chiare sui prossimi anni. Non lo dico mai, mi tengo la libertà di poter cambiare idea, sono un po’ egoista in questo.

Hai sempre detto che quando il corpo ti dirà determinate cose, capirai…
Il mio corpo me le sta dicendo, ma finché non si vede in campo ed è un discorso di fatica fisica nel reintegrarsi dopo tre giorni che hai giocato una partita, lo accetto tranquillamente. Quando vedrò che dopo tre giorni che ho giocato i dolori saranno talmente tanti che in campo andrò più piano del centrocampista che ho di fronte o accanto, quello è il momento di alzare la mano e sono sicuro che tanta gente mi riconoscerà l’impegno che ho sempre profuso per questo gioco.

Farai l’allenatore?
Ho grande passione per questo sport, è l’unico ruolo in cui mi vedo nel futuro. Dovrò capire se avrò voglia di sottoporre la mia famiglia allo stress dei risultati, della lontananza o degli spostamenti. Ad oggi non so quante altre cose so fare: dovrei studiare, che non mi spaventa, e scoprire altre passioni. Ad oggi rimanere nel calcio è la cosa più logica. Dovrò imparare a fare l'allenatore ma per ora la passione c'è.

Se non avessi fatto il calciatore?
Mi piacciono le lingue e viaggiare. Se continuerò a fare questo lavoro probabilmente non avrò la possibilità di vedere molti posti che vorrei visitare

Ad esempio?
Il sud America, Buenos Aires dove c'è anche un turismo legato al calcio, vorrei vedere un Boca-River alla Bombonera. Vorrei vedere un Superbowl, il football americano è il mio grande amore. Oltre al Sud America anche vorrei scoprire l'Oriente: ad esempio Giappone, dove sono già stato, e Cina.

Ti hanno detto qualcosa per i tatuaggi in Giappone?
Hanno avvisato che non erano tutti molto d’accordo. Abbiamo chiesto prima per evitare brutte sorprese, ci hanno detto dove non c’erano problemi e dove era il caso di coprirsi. Siamo ospiti, si va con i piedi di piombo e grande rispetto per le tradizioni. La gente anziana non accetta molto i tatuaggi perché in passato erano legati ai mafiosi, alla Yakuza. Non sembro un mafioso (ride, ndr).

Prima maglia che hai scambiato?
Mi ricordo ma non ti dirò mai chi. Ho scambiato la maglia con Gerrard che è il mio idolo storico. Non ho mai affrontato Roy Keane, ma mi sarebbe piaciuto fare qualche duello con lui alla sua maniera e anche alla mia. Ricordo che vincemmo contro il Liverpool e pensai "cazzo ho dimenticato di scambiare la maglia" e Gerrard era lì che mi aspettava nel tunnel. Cerco di fare anche io così con i giovani, quindi i magazzinieri sanno che devo arrivare con la scorta di maglie per lasciare lo stesso ricordo che Gerrard ha lasciato a me e non come quelli lì che non mi hanno dato la loro maglia.

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Ho fatto un mio profilo con pochissimi amici. Non sono contro i social, convivo con persone che li usano, ma demonizzo il fatto che diventino una ragione di vita. Entrare in campo pettinato ogni giorno tutti pettinato perchè ci fanno le foto per me non ha senso

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