In conferenza stampa è oggi il turno di Federico Balzaretti: il terzino classe 1981, lontano dai campi da circa un anno a causa della pubalgia che lo ha costretto a dover ricorrere a più di un intervento chirurgico, farà il punto sulle sue condizioni e sulla gestione dell'infortunio. Al suo fianco il dottor Colautti. Queste le dichiarazioni integrali:
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"E' una conferenza che ho voluto fare io. Soprattutto per chiarire un po' quella che è la mia situazione, fare una cronistoria del percorso, avevo davvero piacere di farlo per mandare un messaggio a chi è a casa. Purtroppo è successo questo problema ormai 10 mesi fa, alla fine di un allenamento dopo la partita col Torino. Un dolore davanti, sul pube: non avendo mai avuto problemi, quindi giocai col Sassuolo ma dopo la partita non avevo quasi più la forza di camminare. Abbiamo trattato questo problema come fosse una pubalgia ma non lo era, può spiegarvelo meglio il dottore. Abbiamo provato in tutti i modi, con la società, con il dottore, andando in America. Ma questa operazione non ha dato i risultati sperati, siamo andati a Monaco ma neanche qui è andata bene e infine abbiamo deciso l'ultimo intervento che serviva soprattutto per sentire meno dolore. Questo problema non mi permette di correre, in palestra riesco a fare qualcosa ma in campo quando provo a calciare, a correre non riesco a reggere i ritmi e l'infiammazione viene fuori in maniera importante. Dopo il ritiro ho visto che il problema era persistente e ho fatto degli esami che hanno evidenziato un peggioramento del problema: purtroppo devo fare ancora dei mesi di terapia. Volevo dire questo: purtroppo ancora non so quanto per quanto dovrò fare terapie, mi sento ancora un calciatore, ce la metterò tutta per tornare. Abbiamo provato più di tutto quello che c'era da fare. Spero di tornare a giocare perché è la cosa che più amo, tutti quelli che mi conoscono sanno quanto ci tengono. Mi sento in parte in colpa coi miei compagni: poter giocare con loro, gioire con loro, soffrire con loro. Voglio ringraziare la società che mi è stata vicino, i dottori: non mi hanno mai fatto mancare niente. La Roma è una grandissima famiglia. Non posso che dire grazie: sto vivendo un momento davvero difficile, anche a livello psicologico. Purtroppo, a differenza di altre patologie, non si sa quando e se andrà via, non si sa se quello che si fa funzionerà. Dentro di me ho tantissima fede, ce la metterò tutta. Il messaggio che volevo dire ai tifosi è che non mollo e non voglio mollare, ce la metterò davvero tutta. Quello che voglio sappiano, però, è che non si sa né quando né se veramente ce la farò".
Nel tuo cuore, quando ti svegli, cosa c'è?
"C'è la speranza, in questo momento solo speranza. Il mio dare tutto è quello di provarci in ogni modo a tornare, questo è quello che mi tiene vivo"
Quanto è stato difficile psicologicamente per te venire qui senza poter giocare?
"Quello che manca più di tutto è la quotidianità del campo. Mi manca più del giocare la domenica, il fatto di non poter condividere in campo le gioie, le partitelle, i ritiri: sono i compagni che mi tengono vivo e mi fanno sentire ancora parte del gruppo. Quello che mi tiene vivo, come ho detto: è la speranza di poter tornare a far parte delle vittorie ma da sudato, con la fatica. Il mio percorso parte da quando avevo 6 anni, il fatto di tornare a casa stanco, di non dormire dopo una partita: questo mi manca"
E' vero che stai pensando a una riduzione dello stipendio?
"Per me la società è libera di fare quello che vuole, ha carta bianca con me. Non è questo il nodo centrale della questione: il nodo centrale sono i sentimenti, quello per cui vive. Ho parlato col Presidente: hanno carta bianca, possono fare tutto quello che vogliono. La società non ha mai voluto fare nulla proprio perché è una famiglia e vede che ce la sto mettendo tutta. Pesa le persone e non le tratta solo come calciatori: questa è la differenza per cui molti giocatori vogliono venire qua. Credo che una famiglia, come è la Roma, si vede proprio nei momenti in cui un ragazzo non sta bene. Coccolare uno che fa 5 gol a partita è facile, farlo quando è in difficoltà è più duro. Qualsiasi cosa mi chiedono, farò"
Per Colautti: la diagnosi ritardata sull'infortunio ha messo in discussione la rieducazione?
"Non parlerei di diagnosi non esatta dall'inizio. Inizialmente è stato scelto un trattamento conservativo, poi abbiamo cercato di poter verificare se ci fossero aspetti che potessero ritardare la guarigione. Per questo abbiamo deciso il primo intervento a Boston"
Hai avuto momenti difficili alla Roma poi il gol nel derby. Vale la pena rischiare di ritrovarsi come van Basten o Batistuta?
Colautti: "Voglio precisare che Federico non è mai stato sottoposto a trattamenti contrari alla sua volontà"
Balzaretti: "Confermo quello che ha detto il dottore. Io voglio provare a giocare, nella maniera più assoluta. Non voglio avere un rimpianto, mollare senza aver provato a fare qualcosa non fa parte della mia mentalità. Ho sempre dato il mille per cento, io voglio arrivare a casa tutte le sere e aver dato il massimo. Se non basta il mille, darò il mille e uno per cento. Tutto quello che ho fatto non è lesivo per la mia vita futura"
In questo calvario ti è passato per la testa "adesso smetto"? Al dottor Colautti: ci può spiegare meglio il problema della cartilagine?
Balzaretti: "Sarei bugiardo a dirti che non è vero, credo di essere una persona estremamente razionale e lucida: quando ti dicono che la situazione è così difficile, credo sia impensabile dire "magari non ce la faccio e dovrò smettere di giocare". Subito dopo, per fortuna, grazie a Dio subentra il calciatore che dice "ce la posso fare""
Colautti: "La sintesi pubica è una parte molto importante che permette ci si possa muovere nello spazio. Nel tempo, queste strutture possono andare in corso ad un'usura. Nel caso di Federico, questa usura si è evoluta in maniera molto veloce negli ultimi mesi"
E' vero che esistono eventi sine causa ma immagino lei si sia chiesto il motivo. C'è stato qualcosa che vi siete pentiti di aver fatto?
"No, secondo me no. Quello che è successo nasce negli anni, dal mio modo di giocare, di correre. Nasce da questo probabilmente. La mia conformazione e il mio modo di giocare mi hanno portato a questa usura precoce. E no, non abbiamo sbagliato a fare nulla. Abbiamo pensato ad ogni singolo lavoro in maniera estremamente razionale e specifica. Ci sono cose che degenerano a prescindere proprio perché la natura fa il suo corso"
E' vero che a Boston ti è stata proposta una seconda operazione che hai rifiutato? Al dottor Colautti: molti più giocatori si operano all'estero, come mai?
Balzaretti: "Secondo il nostro parere, l'operazione che ci era stata proposta a Boston non era funzionale. Abbiamo pensato invece che la seconda operazione di Monaco, che andava a tagliare dei nervi che provocavano dolore, così io insieme allo staff medico abbiamo deciso di fare quel tipo di operazione che purtroppo non ha dato risultati. Riguardo la domanda che hai fatto al dottore: uno va all'estero per ascoltare più pareri, non perché siano più bravi"
Colautti: "E' sempre l'atleta che decide. E' sempre opportuno da parte nostra consigliare delle consulenze, il tutto ricercando la miglior professionalità possibile. Alla fine è il calciatore, insieme allo staff medico, a decidere. Noi non dobbiamo far altro che supportarlo"
I compagni ti hanno promesso qualcosa per il tuo ritorno? Il rapporto col mister?
"E' fantastico il mister, non ci sono parole per descriverlo, per noi è un padre. Mi chiama sempre, durante l'estate, è a me che dispiace perché contavamo tutti di poter star bene almeno per settembre. Con me si è comportato in maniera incredibile, è una persona speciale. Ai compagni sono io che devo promettere qualcosa, non loro"
Qualcuno in particolare a Trigoria che ti è stato vicino? Ti piacerebbe fare l'allenatore?
"All'ultima domanda non ti rispondo perché mi sono detto che qualsiasi domanda ti faranno sul futuro, voglio rimanere con la testa al 100% sul campo da calcio con gli scarpini e con la maglia giallorossa. Voglio ancora giocare. Alla prima domanda: fare dei nomi è difficile, ci sono compagni con i quali ho legato maggiormente come Daniele o Morgan, con loro ho rapporti più profondi. Ma tutti, davvero tutti, mi sono sempre vicino e cercano di coinvolgermi, cerco appena posso di mettere il naso fuori per vedere cosa fanno in campo. Il fatto di non essere lasciato isolato è qualcosa che mi da la forza di riuscire ad andare avanti, svegliarmi la mattina, andare in campo e provare perché magari riuscirò a fare una stagione, una partita completa senza sentire dolore. E' un obiettivo che però adesso non sento vicino, dico la verità. Il mio problema non riesco ad avvertirlo in palestra, devo sempre fare qualcosa di superiore per capire se la terapia funziona. Ecco perché mi avete visto in campo in Austria e poi sparire di nuovo. Non ho mai avuto problemi nella vita quotidiana ma il mio problema è che non riesco a correre: faccio 10 metri e mi s'infiamma, quando facevo un passo avanti con un lancio o qualcosa, sentivo dolore. Quello che posso promettere è che ce la metterò tutta, perché voglio sentirmi ancora un giocatore. Veramente ancora vi ringrazio per essere stati qui e siete riusciti a trasmettere questo messaggio alla gente"