Non fu soltanto il secondo scudetto della storia romanista, 41 anni dopo il primo trionfo datato 1941-1942. Fu tanto di più. La vittoria della Roma di Liedholm del campionato 82-83 rappresentò una svolta per il calcio italiano. La prova
Quel che è diventato pane quotidiano per gli allenatori contemporanei, allora era una novità assoluta in Serie A. Quando tutti (o quasi) erano ancorati a un calcio a uomo, con marcature rigide, la Roma di Liedholm adottò questo sistema di gioco moderno che prendeva spunto dalle innovazioni introdotte negli Anni Settanta dallOlanda e dallAjax di e con Johan Cruyff.
La formazione tipo recitava: Tancredi in porta, difesa a quattro con due terzini di spinta (Nela a destra e Maldera a sinistra) e due difensori centrali diversi: il marcatore Vierchowod e il libero ragionatore Di Bartolomei, inventato da Liedholm al centro della retroguardia per creare superiorità numerica a centrocampo, sfruttando al meglio le sue qualità di (ex) regista. A centrocampo tre mediani di qualità e quantità come Prohaska, Falçao e Ancelotti. In avanti Conti, Pruzzo e Iorio. Un 4-3-3 paragonabile al Barcellona di Guardiola, per fare un esempio vicino, con ruoli non rigidissimi. Non a caso, unarma comune alle due squadre era/è il possesso palla: la ragnatela di Liedholm e il tiki-taka di Guardiola.
I numeri al termine di quella stagione recitarono: Roma prima con 43 punti in 30 incontri. Miglior difesa con 24 gol subiti e secondo miglior attacco con 47 reti realizzate. Il sistema di gioco della Roma allinizio fu accolto dallo scetticismo generale, ma alla lunga in tanti furono costretti a ricredersi. In uno speciale Roma scudetto de Il Corriere dello Sport di quellanno vennero riportanti i pareri dei tecnici italiani, avversari dei giallorossi in quel campionato.
A cominciare da Giovanni Trapattoni, allenatore della Juventus che si classificò seconda. Il Trap alla fine riconobbe grande meriti al Barone e alle sue idee: Non ci sono dubbi che lo scudetto della Roma è un avvenimento importantissimo disse Il gioco della Roma ha fatto molto discutere. In effetti, ha rappresentato una novità, anche se da molti anni il calcio italiano si è evoluto, applicando un sistema zona-uomo, che mi sembra abbia dato grossi risultati anche a livello internazionale.
Pure Giancarlo Picchio De Sisti, tecnico della Fiorentina, si inchinò: La vittoria della Roma è la vittoria di una mentalità nuova; finora si pensava che soltanto giocando a uomo, con marcature rigide, si potessero conquistare certi traguardi. Con la zona di Liedholm tutto questo non ha pià ragione di esistere. Concetti simili furono espressi anche da Rino Marchesi e Osvaldo Bagnoli, rispettivamente di Inter e Verona: Sono tre campionati che la Roma ha fatto ad alto livello le parole di Marchesi con un gioco nuovo almeno per lItalia. La zona è la miglior espressione del calcio. La Roma è campione dItalia per la sua regolarità lanalisi di Bagnoli Ha un gioco particolare. E ha dei giocatori come Falcao e Conti inimitabili.
Ancor più perentorio il pensiero di Luis Vinicio (Pisa): Questa affermazione porta qualcosa di nuovo nel calcio perché la Roma lha raggiunta praticando quel gioco a zona che è stato sempre ripudiato dagli allenatori italiani. Così in futuro si potranno rivedere certi accorgimenti tecnico-tattici. Infine, la benedizione di Carlo Mazzone (Ascoli): La Roma ha vinto con merito e ha presentato novità interessanti. Senzaltro da seguire. Non fu soltanto uno scudetto strameritato, fu tanto di più.
Tiziano Riccardi
(asroma.it)