GASPORT (A. CATAPANO) - Duro nella tenerezza. Come invocava Ernesto Che Guevara, come predica Papa Francesco. Deve essere questo il segreto di Aurelio Andreazzoli. Proprio ciò che è mancato a Zeman. I suoi gesti più apprezzati, da quando è capo allenatore della Roma, sono pieni di umanità. Ha indetto a Trigoria il
L'«aggiustatore» «Aurelio non si è inventato niente, ha fatto cose semplici, ritoccato qua e là», racconta uno dei suoi collaboratori. A Roma, con quella spocchia borghese che contrasta con l'anima popolare del tifo giallorosso, lo chiamano già l'«aggiustatore». E chissà se in questo modo vogliono fargli un complimento oppure avvisarlo che, una volta sistemato il giocattolo, dovrà tornare nelle retrovie, lasciare panchina e divertimento a qualcun altro. Allegri? Ancelotti? Pioli? Possibilmente, ad un allenatore vero. Che la piazza provvederà a mangiarsi al primo risultato negativo. Così, potrà cominciare l'ennesimo giro di consultazioni, per un nuovo governo tecnico, e un'altra stagione sarà andata buttata.
La pietas E se invece Andreazzoli avesse i numeri per proseguire la legislatura? I giocatori gli hanno votato la fiducia. «E io onestamente l'anno prossimo mi confermerei», ha già fatto sapere lui senza falsa modestia. Del resto, se perfino Bersani è convinto di farcela, perché non dovrebbe provarci Andreazzoli? E in fondo, che gli manca? È un professore di tattica la sua tesi per il Master di Coverciano sulla difesa nelle palle inattive si classificò prima e ha uno staff affiatato e competente. Con due collaboratori chiave: l'ex attaccante Roberto Muzzi e il tattico Simone Beccaccioli, già prezioso assistente di Vincenzo Montella. Oltretutto, Aurelio si sta rivelando un fine psicologo. Conosce ogni lato del carattere dei suoi giocatori, li osserva e li studia da otto anni, sa cosa chiedere a uno e all'altro. Si adegua a ognuno di loro, esattamente come fa con gli avversari in partita. Sapeva che si sentivano stressati da Zeman, così il suo approccio è stato di umana comprensione. Ma in cambio ha chiesto massima professionalità. Anzi, uno sforzo in più. «Se ognuno di voi desse lo 0,2% in più...», è stato l'appello iniziale alla squadra, presto divenuto slogan. Sembra che i giocatori lo abbiano preso alla lettera (e chi non ha ancora afferrato il concetto si accomoda in panchina, come Osvaldo). Tredici punti in sei partite sono un bottino inaspettato per un semplice «aggiustatore». Negli ultimi dieci anni romanisti, solo Capello (14) ne ha conquistati di più. Serve aggiungere altro?
L'endorsement Servirebbe capire cosa frulla nelle teste dei dirigenti. Se ritengono Andreazzoli solo una «scelta temporanea», come scrissero nel comunicato di insediamento del 2 febbraio, o se ne stanno valutando la conferma. Totti gli ha già fatto l'endorsement: «Io spero che rimanga, vorrebbe dire che abbiamo fatto bene. Del resto, Aurelio è l'unico che ci conosce quasi tutti al 100%, noi giocatori ne saremmo felici». E se sta bene a lui, buon Andreazzoli a tutti.