IL TEMPO (A. SERAFINI) - Venticinque giornate di campionato e 176 giorni dopo, è arrivata la tanto attesa ufficialità. La Roma, almeno in questa stagione, non sarà costretta a tornare a Cagliari per disputare una gara ritenuta già vinta. L'Alta Corte di Giustizia del Coni, infatti, ha respinto il ricorso presentato dal club sardo contro la decisione presa dalla Corte di giustizia della Figc,
Un calvario iniziato proprio in quella nottata, quando il Prefetto del capoluogo sardo Giovanni Balsamo decise di rinviare il match. Un incontro che da cartello si sarebbe dovuto svolgere quasi sei mesi fa a porte chiuse, a causa dei mancati permessi che avevano reso inagibile l'impianto di Is Arenas ai propri tifosi. Ci pensò poi il presidente del Cagliari, Massimo Cellino, che dalla sua residenza di Miami invitò comunque gli abbonati e i possessori del biglietto a presentarsi regolarmente allo stadio. Una comunicazione ritenuta gravissima da parte della prefettura e sancita il giorno successivo dal giudice sportivo che definì l'iniziativa del patron cagliaritano una «riprorevole sollecitazione», con «il rischio concreto e attuale» che potesse tradursi «in iniziative ed atti rivolti a disattendere la prescrizione dello svolgimento della partita a porte chiuse», ingenerando nella tifoseria «reazioni emotive inconsulte ed irrazionali».
La Roma, guidata allora da Zeman, fece le valige e tornò nella Capitale, sicura che i tre punti in più da mettere in classifica sarebbero stati soltanto una formalità. Tra schermaglie dialettiche e qualche stoccata pesante - «la società Cagliari comprende i principi del sig. Baldini pur non condividendoli, perché chi spera di avvantaggiarsi delle disgrazie altrui non può essere contraddistinto come tale. Se così fosse, a quel tipo di uomo di principi, il suo più appropriato stemma sarebbe quello dell'avvoltoio» - il ricorso presentato dal Cagliari al Tar della Sardegna ha dilatato ulteriormente i tempi in un sistema troppe volte scontratosi tra gli intrecci della giustizia sportiva e quella ordinaria. Quello stesso ricorso che nello scorso febbraio venne accettato contro quella decisione presa, secondo i dati degli atti, con troppa solerzia da parte della prefettura. Il rischio di dover tornare in campo quindi, divenne ancora una volta reale, almeno fino a ieri quando l'Alta Corte del Coni ha reso noto di aver voluto dare risalto soltanto alla mera questione sportiva.
Incassato il verdetto definitivo (che ha condannato la società di Cellino a pagare per intero le spese legali) ora il Cagliari si dice pronto a dare nuovamente battaglia, perché già nelle prossime ore i legali rossoblù (guidati dall'avvocato Grassani) proveranno a studiare una nuova linea per capire se ci siano i presupposti per presentare il tutto di fronte alla giustizia ordinaria. Una soluzione estrema, che in ogni modo difficilmente potrà riaprire una vicenda lungamente tormentata. La Roma, rappresentata al Coni dall'avvocato Sticchi Damiani e da Claudio Fenucci, ha preferito non rilasciare dichiarazioni, sicura già prima del verdetto che le cose si sarebbero indirizzate nel verso giusto. Anche dopo l'ufficialità si è preferito non tornare sull'argomento, nonostante la soddisfazione per essere arrivati da vincitori al capolinea e senza aver alimentato nel corso del tempo inutili e sterili polemiche. Perché adesso la cosa più importante a Trigoria è continuare ad aumentare quei 47 punti in classifica, che da ieri nessuno potrà più toccare.