IL ROMANISTA (M. MACEDONIO) Riparte da sotto la curva, la Roma di Andreazzoli, per la sua prima allOlimpico. Non cera infatti andata, la squadra, a scusarsi con i propri tifosi, al termine della partita con il Cagliari, lultima con Zeman in panchina,
Un modo, forse, per stare vicini al proprio pubblico e chiederne a propria volta la vicinanza, stando anche il più lontani possibile dagli altri, che nel frattempo occupano la metà campo verso la Nord. Un riscaldamento che la squadra continua poi sul terreno di gioco e che dura anche più del solito. Mancano infatti solo dieci minuti allinizio della gara quando Totti e compagni fanno rientro negli spogliatoi per indossare la tenuta da gioco. La lettura delle formazioni, intanto, non riserva grandi sorprese. Tanti fischi per quella juventina, con relativo surplus per Vucinic (che ne riceverà unaltra razione al momento della sostituzione) e Conte, ma anche grande sostegno se si eccettua qualche cenno di disapprovazione al nome di Osvaldo per ciascuno dei giocatori in campo con la maglia giallorossa, De Rossi e Totti su tutti. Sono proprio loro due che sembrano prendersi sulle spalle la squadra. Che, almeno nel primo tempo, gioca un calcio accorto, prudente, ma in cui non disdegna più di una folata offensiva.
Finiscono senza reti i primi quarantacinque minuti. Ed è a quel punto che, stavolta dalla parte della Nord, dove non ci sono bandiere di sorta, fa la sua comparsa lo striscione «Una curva senza colori per una squadra senza palle». Su un altro invece cera scritto: «Società e giocatori fuori i coglioni, fate silenzio papponi e pecoroni, fare quadrato». Anche questo, evidentemente, fa da scossa. La squadra, infatti, rientra in campo con un altro piglio. E minuto dopo minuto, riprende a macinare e costruire gioco. Come al solito, ci pensa lui, il Capitano, da sempre lanima vera e unica di questa squadra, con quel che cosera, un meteorite, un asteroide? che fa letteralmente esplodere lOlimpico, mentre sul settore ospiti (mai così gremito) piomba improvviso il silenzio. Torna invece a intonare i propri cori la curva Sud, come non accadeva da tempo. «Roma campione» grida e canta.
La squadra cè e risponde sul campo, colpo su colpo, ai tentativi, sempre più vani, della Juve di riportarsi in parità. Ma stasera, è scritto, non può esserci parità. Scottano ancora quelle quattro sberle dellandata per permettere che la Juve porti via stasera anche solo un punto. E allora, ci prova ancora, la Roma, trascinata dalla Sud, a chiudere la gara. Ma la gara è già chiusa. Quando esce il Capitano, si alza in piedi lo stadio intero. Che al fischio finale si concede lultimo sberleffo ai drughi: «Ma che siete venuti, ma che siete venuti, ma che siete venuti a fa»