LA REPUBBLICA (M. PINCI / E. SISTI) - Ameno che Marquinho non si riveli un altro De Rossi, a meno che non sia capace di sdoppiarsi, cucinare, cantare in latino e alloccorrenza fare anche il portiere volante, la Roma è un po nei guai. Lo sono un tecnico che ormai stenta a riconoscere le proprie innovazioni, una soci
Fuori dallEuropa League con lo Slovan. Accecata dalla Juventus in Coppa Italia. Ieri a Trigoria Luis Enrique ha strigliato i suoi per unora chiedendo «maggiore concentrazione» e prendendosela soprattutto con i giovani (Bojan, Lamela, Kjaer e Angel). Ma anche lui traballa. I giocatori si sono confrontati fra loro. Senza testa qualunque applicazione si dissolve in confusione. Con la testa ci si rialza in un attimo. Lentusiasmo può risolvere una partita. Può funzionare quando il Cesena ti apre le braccia, non per un campionato intero. Certo il sistema Lucho è fortemente vincolato alla presenza di De Rossi, lunico calciatore capace di moltiplicarsi. E ai gol di Osvaldo. Senza Daniele, e come ieri senza Heinze, la difesa della Roma (protetta da un centrocampo impalpabile) diventa quella del Cesena. Von Bergen vale Kjaer. E Juan (malgrado i due gol segnati) non vale più se stesso. Non cè alternativa a Luis Enrique, dice il club. Ma non si può non avere unalternativa alla Roma delle ultime inquietanti epifanie. Deve esserci. Domani rientrerà De Rossi. LInter arriva a proposito. O vinci o piangi.