Gli orfani della prima repubblica

05/07/2011 alle 10:09.

IL TEMPO (T. CARMELLINI) - È nata la nuova Roma. Con tutti i problemi e i rallentamenti tipici di una creatura in fasce, ma lo strappo col passato (anche se l'apparenza direbbe il contrario) è stato netto: deciso come forse in molti non si aspettavano. E l'addio della gestione Sensi

C'è addirittura chi si riscopre paladino di battaglie mai fatte (o peggio ancora combattute per interessi personali e non direttamente collegabili alla Roma intesa come società e non dirigenza) e si lamenta di ritrovarsi di fronte vecchi nemici... Ma di chi!? Non certo della Roma e si aggrappa a «vecchi» amici (anche qui ci sarebbe da aprire un capitolo a parte) per gettar fango e provare a contare ancora qualcosa. Inutilmente. Intanto arriva, finalmente, un nuovo presidente: non ancora quello vero, ma comunque un segnale dell'evoluzione ormai inarrestabile di un club che cerca di rimettere la testa fuori dopo un lungo periodo di apnea. Durerà solo un mese l'avventura dell'avvocato Cappelli (eletto ieri dal cda giallorosso) che da romanista doc non sta nella pelle, pur sapendo che al massimo il primo agosto dovrà cedere lo scettro al futuro presidente della Roma: quello vero. Thomas DiBenedetto è atteso nella Capitale come il salvatore, come colui che dovrà risollevare le sorti di un club fin troppo vessato da problemi economici e gestionali. Il momento clou è arrivato, lo chiamano «closing» ma di fatto si tratterà dell'inizio di una nuova era: quella del futuro. Difficile dire se sarà vincente da subito e se incontrerà i favori del popolo romanista, ma le premesse per tornare a sognare ci sono tutte. Per il momento il motto collettivo affidato più che alla sostanza alla qualità dei nuovi interpreti è: «Lasciamoli lavorare». E così sia!