Corsa (da) retrocessione: in Serie A solo il Carpi percorre meno chilometri della Roma

11/12/2015 alle 01:10.
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LAROMA24.IT (Mirko Bussi) – Correre. Un verbo che non fa sufficientemente tendenza nel calcio d’ultima generazione, nulla di paragonabile, ad esempio, con l’impennata d’autostima che produce il suono di possesso palla, utilizzo del gps  o match analysis. Tutta un’altra storia. E se volete rimanere all’ultima moda nelle chiacchierate di pallone, mandatele a memoria in fretta.

Eppure, quando Josep Guardiola (sì, l’uomo che ha portato il calcio in una nuova dimensione) ha varcato la soglia dello spogliatoio del (sì, proprio quello di , Iniesta, Xavi…), ha chiesto, banalmente, di “tornare a correre” dopo il periodo Rijkaard, comunque vincente, ma contraddistinto da usi e costumi sempre più libertini. No, il tema dell’allenamento integrato, gli scopiazzati “rondos”, lo scaglionamento oppure i principi del pressing ultra-offensivo non furono nemmeno sfiorati, come hanno testimoniato diversi calciatori del e messo per iscritto nelle biografie più fedeli dell’allenatore catalano.

“Chiedo solo di correre e dare tutto”, disse colui che oggi è considerato il guru del calcio estetico. E dopo cinque anni, con una bacheca sostituita più volte al Camp Nou per contenere tutte le nuove conquiste, il discorso d’insediamento al Bayern Monaco rimaneva fedele ai principi originali: “È possibile sbagliare un passaggio o un tempo di gioco – disse -, ma non si può mai smettere di correre. Se lo fai, kaput, fuori dalla squadra”. Pep Guardiola, il filosofo del “tiki taka”, parte da qui: correre. D'altronde, il discorso può anche essere ridotto ad una questione puramente numerica: tenendo effettivamente il pallone tra i piedi per una manciata di minuti, cosa fa (o dovrebbe fare) un calciatore nel resto del tempo se non correre per un inserimento, correre per smarcarsi, correre per raddoppiare, correre per coprire?

LA VISITA DI GUARDIOLA – Gli accademici possono stare tranquilli: la corsa non è tutto. E' stato ormai ampiamente certificato che non è necessario andarsene per boschi giornate intere per una resistenza specifica al calcio, che è importante “come”, “dove” e “quando” correre. Certo, se del significato della corsa se ne comprendessero solo le motivazioni fisiche e non quelle mentali, che riempiono i vasi dello “spirito di squadra” o del “sacrificio per un compagno”, le fondamenta su cui ergere i santuari tattici. Tolte quelle, sprofonda tutto il resto. Così, quando Guardiola mise sottosopra il villaggio di un anno fa, trovò nell’assenza del “mutuo soccorso” l’ingranaggio difettoso, sottolineando come, tempo prima, Ashley Cole, all’epoca ancora in attività, avrebbe affrontato Robben con un compagno al fianco che, almeno, ne avrebbe attenuato la sofferenza.

MACINIAMO (POCHI) CHILOMETRI - Una stagione più tardi, nonostante un degno terzino sinistro, affiancato da calciatori ancora più quotati dei precedenti, il meccanismo non pare tornato funzionante e, oltre al ripetersi dell’umiliazione, la classifica sui chilometri percorsi dalle squadre di Serie A può aiutare a scattare un'instantanea dell’anomalia: solo il Carpi, penultimo in classifica, corre meno della Roma. Tutte le squadre della Serie A, ad eccezione del Carpi, corrono più della Roma.

Obiezione: una delle principali caratteristiche della manovra romanista è il possesso palla, di conseguenza i giallorossi non sono portati a correre molto in campo. Respinta: il , la e la che hanno dati anche superiori alla Roma in materia di mantenimento del pallone, occupano rispettivamente la seconda, la quinta e la sesta posizione nella classifica dei chilometri percorsi. Davanti a tutti c’è il con 109,167 km medi ogni 90 minuti, dietro appunto la squadra di Sarri (108,861): quasi 12 chilometri in più rispetto a quelli che “macinano” settimanalmente i calciatori di , fermi a 96,997 in media a partita. In mezzo c’è tutta la Serie A, con appena 5 squadre ancora ferme sotto la soglia dei 100 chilometri medi a partita: , Torino, , Roma e Carpi, in ordine di classifica.

Difficilmente potrà essere Darcy o un qualsiasi altro ancora più decorato a porvi rimedio, perché significherebbe continuare a leggere nella corsa soltanto uno sforzo meccanico, tralasciando ciò che mette in movimento le gambe. Per questo, nonostante la pausa estiva, uno staff, un , un terzino, un paio d’esterni e un centravanti nuovi di zecca, la Roma continua a trascinarsi stancamente dallo scorso anno. Perché la nuova stagione, in fondo, non è mai iniziata.

LA CLASSIFICA DEI CHILOMETRI PERCORSI DALLE SQUADRE DI SERIE A:

  1. (Km percorsi: 109,167)
  2. (108,861)
  3. Lazio (107,597)
  4. Chievo Verona (105,873)
  5. (105,445)
  6. (104,959)
  7. Empoli (104,332)
  8. Sassuolo (103,846)
  9. Sampdoria (103,291)
  10. Atalanta (102,168)
  11. Inter (101,369)
  12. Milan (101,35)
  13. Hellas Verona (101,298)
  14. Palermo (101,161)
  15. Udinese (100,375)
  16. (98,903)
  17. Torino (98,301)
  18. (97,935)
  19. Roma (96,997)
  20. Carpi (95,543)